EUROPA – L’Unione Europea si trova di fronte a una crisi demografica profonda e strutturale, che richiederĆ una ridefinizione delle sue prioritĆ politiche, economiche e sociali nei decenni a venire. I dati più recenti di Eurostat rivelano un quadro chiaro e complesso: la popolazione europea mostra una leggera crescita, ma ĆØ inesorabilmente invecchiamento, con le dinamiche di natalitĆ e mortalitĆ che amplificano gli squilibri tra i vari Paesi membri. L’immigrazione si conferma il motore principale di questa crescita demografica. Al primo gennaio 2024, l’Unione contava 449 milioni di abitanti, con un incremento dello 0,4 per cento rispetto all’anno precedente. Questo aumento di 1,6 milioni di persone ĆØ attribuibile in larga parte alla ripresa dei flussi migratori successivi alla pandemia di Covid e all’arrivo dei rifugiati ucraini. Senza questo apporto esterno, la popolazione europea sarebbe in declino, dato che dal 2012 il saldo naturale (nati meno morti) ĆØ costantemente negativo, raggiungendo un preoccupante -2,6 per mille nel 2023. L’Italia, in particolare, emerge come un caso emblematico di questa crisi, registrando un crollo delle nascite e un’etĆ mediana di 48,7 anni, la più alta del continente, superando la media europea di 44,7 anni. La percentuale di bambini sotto i 15 anni in Italia ĆØ scesa al 12,2 per cento, il dato più basso dell’Unione, mentre la quota di popolazione sopra gli 80 anni ĆØ aumentata dal 3,8 per cento nel 2004 al 6,1 per cento nel 2024 a livello europeo.
La speranza di vita
La speranza di vita nell’Unione Europea ha raggiunto gli 81,4 anni, un dato in ripresa dopo il calo dovuto alla pandemia di Covid, ma persistono significative disparitĆ : l’Italia, con 83,5 anni, si posiziona tra le nazioni con la speranza di vita più alta, mentre Paesi dell’Est come Lettonia e Bulgaria non superano i 76 anni. Le donne vivono in media 5,3 anni più degli uomini, un divario che si sta lentamente riducendo. La distribuzione della popolazione europea ĆØ tutt’altro che uniforme, spaziando dai 1.766 abitanti per chilometro quadrato di Malta ai 18 della Finlandia. Anche la dinamica di crescita varia: Lussemburgo, Malta e Irlanda mostrano una crescita rapida, mentre Lettonia, Bulgaria e Lituania registrano cali demografici a due cifre. Nel 2023, quasi 6 milioni di persone si sono trasferite in un Paese dell’Unione, la maggior parte proveniente da Paesi terzi, con Germania e Spagna che assorbono oltre il 40 per cento di questi flussi. L’arrivo di popolazione migrante nel continente ĆØ diventato, secondo Eurostat, l’unica leva capace di controbilanciare il calo demografico naturale. Nonostante ciò, solo 1,1 milioni di migranti hanno ottenuto la cittadinanza di uno Stato membro, prevalentemente siriani e marocchini. Questi dati impongono all’Unione di ripensare il proprio modello sociale ed economico, poichĆ© l’invecchiamento mette sotto pressione i sistemi pensionistici e sanitari, e il calo della natalitĆ richiede politiche familiari più incisive. In questo contesto, l’immigrazione, spesso percepita come un’emergenza, potrebbe rappresentare una risorsa strutturale utile per sostenere il mercato del lavoro e la coesione sociale.