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Nuova minaccia di Trump all’UE: dazi del 50% dal primo giugno, sorpresa e preoccupazione

EUROPA Donald Trump torna a scuotere gli equilibri commerciali globali con un annuncio a sorpresa che mette sotto pressione l’Unione Europea. Il presidente statunitense ha dichiarato l’intenzione di imporre dazi doganali del 50% su tutte le merci in ingresso negli Stati Uniti dai Ventisette, con decorrenza dal 1° giugno 2025. Questa mossa rappresenta un raddoppio rispetto ai dazi del 25% che erano stati precedentemente annunciati e poi sospesi fino a luglio. La Commissione Europea, responsabile per la politica commerciale dell’UE, è stata colta di sorpresa da questa decisione e ha rifiutato di rilasciare commenti immediati, preferendo attendere colloqui diretti con i rappresentanti di Washington per comprendere appieno la portata e le implicazioni di questa nuova minaccia. L’imposizione di tariffe pari alla metà del valore nominale dei beni europei, a meno che non siano “costruiti o fabbricati negli Stati Uniti”, potrebbe avere un impatto significativo sulle relazioni economiche transatlantiche e sulle catene di approvvigionamento globali.

Nuova minaccia di Trump all’UE

L’annuncio, affidato da Donald Trump al suo social network personale, Truth, nel primo pomeriggio di oggi (23 maggio), ha nuovamente colto di sorpresa il mondo intero. “Le nostre discussioni con loro non stanno andando da nessuna parte!”, ha lamentato il presidente, giustificando la sua raccomandazione di una “tariffa diretta del 50 per cento sull’Unione europea, a partire dal 1º giugno 2025”. Questa dichiarazione, perentoria e priva di preavviso, evidenzia una crescente frustrazione da parte dell’amministrazione statunitense nei confronti dei negoziati commerciali con l’UE. Le implicazioni di una tale misura sono vaste e potrebbero innescare una nuova escalation di tensioni commerciali, con conseguenze potenzialmente gravi per entrambe le economie. L’Europa si trova ora a dover elaborare una risposta strategica a questa nuova minaccia, che riapre il fronte del protezionismo e mette in discussione la stabilità delle relazioni economiche internazionali.

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