STILE – Teresa Margolles, l’artista messicana che non teme di affrontare le realtà più brutali e scomode del suo paese. Non è solo una scultrice o una performer, ma una voce coraggiosa che denuncia la violenza, la povertà e la morte con una schiettezza disarmante. Le sue opere, spesso realizzate con fluidi corporei di vittime di violenza o materiali provenienti da scene del crimine. Non sono semplici installazioni, ma monumenti alla memoria e alla dignità delle persone dimenticate. Che obbligano lo spettatore a confrontarsi con una realtà spesso ignorata o negata. Il suo lavoro critica l’incomprensibilità della società contemporanea e un ordine sociale ed economico che rende normali le morti violente. Teresa Margolles è tra le artiste che più hanno trattato il tema della brutalità della guerra tra narcotrafficanti e forze dell’ordine nella Repubblica Messicana. Realizzando opere dalle quali emerge una ferma condanna alla violenza e a ciò che essa produce nelle famiglie delle vittime, nelle comunità e nello spazio urbano.
L’indagine sulla fragilità della vita umana
Il suo lavoro è un’indagine impietosa sulla fragilità della vita umana, sulle disuguaglianze sociali e sulla brutalità che permea certe società. Margolles non si limita a mostrare, ma a far sentire il peso della tragedia, a far riflettere sull’impatto della violenza sulla vita quotidiana. La sua audacia nel confrontarsi con temi così difficili, con una metodologia che spesso genera forte dibattito etico, la rende una delle figure più potenti e necessarie dell’arte contemporanea. Margolles non ha solo creato arte, ma ha dato voce ai silenzi, trasformando il dolore in un monito globale, un’esperienza che scuote le coscienze e non lascia indifferenti.