LUGANO – Mercati,Ā Alessio Garzone, portfolio manager diĀ Gamma Capital Markets, analizza quattro possibili scenari, e le probabilitĆ , sulla nuova guerra mediorientale in Iran.
- Ritorsione simbolica + ritorno al negoziato ā 40%. Teheran potrebbe rispondere con attacchi limitati (per salvare la faccia) e poi sedersi a un nuovo tavolo negoziale, magari sotto pressione russa o cinese. Sarebbe una mossa per guadagnare tempo, preservando il potere interno senza rischiare una guerra diretta.
- Escalation militare con gli USA ā 25%. Se lāIran decidesse di colpire le basi militari americane nella regione, si aprirebbe una guerra su scala più ampia. Gli Stati Uniti ā giĆ coinvolti indirettamente ā reagirebbero con forza, scatenando una risposta devastante. Sarebbe un salto di qualitĆ nella crisi, e lāunico scenario in grado di generare un sell-off violento sui mercati globali. Al momento, però, questa possibilitĆ non appare la più probabile: Washington mantiene una posizione ambigua, evitando accuratamente un coinvolgimento diretto.
- Accelerazione verso la bomba atomica (uscita dal TNP) ā 20%. Il regime potrebbe uscire dal Trattato di Non Proliferazione (TNP) e lanciarsi in una corsa disperata verso lāarma nucleare. Questo provocherebbe quasi certamente un attacco preventivo da parte di Israele (o una coalizione NATO). Ć uno scenario ad altissimo rischio.
- Implosione interna / guerra civile ā 15%. La crisi militare e lāumiliazione internazionale potrebbero rafforzare il malcontento interno. Il collasso dellāapparato repressivo aprirebbe la strada a rivolte, proteste di massa e possibili spaccature dentro lo stesso regime. Ć lo scenario più āestremoā, ma non più impensabile. Difficile che Israele riesca davvero a vincere una guerra convenzionale: lāIran ha un esercito vasto, numericamente imponente e ancora in piedi. Ma Israele può colpire dove il regime ĆØ più fragile: dentro. L’obiettivo ĆØ spingere lāIran verso la crisi interna, favorire una destabilizzazione, e ā forse ā un cambio di regime per implosione. Una guerra civile, più che una vittoria militare.
Le percentuali sono ovviamente indicative, ma un fatto ĆØ certo: la stabilitĆ dellāIran oggi ĆØ al livello più basso degli ultimi decenni. Chi ha sempre pensato allāIran come a un attore razionale e stabile in mezzo al caos regionale deve aggiornare la propria mappa di rischio.
E i mercati?
- Petrolio ā Il rischio di un salto parabolico non ĆØ ancora scontato nei prezzi. Se lo Stretto di Hormuz ā da cui passa quasi il 20% dellāofferta globale ā venisse bloccato anche solo per 5 giorni, lāeffetto sarebbe devastante: interruzioni logistiche, rincaro immediato dei costi industriali e unāinflazione da shock esogeno.
- Oro ā Ha rotto nuovi massimi sopra i 3.400 $/oz. Ć il vero termometro del rischio sistemico. Le banche centrali, soprattutto la Cina, stanno acquistando molto più di quanto dichiarano ufficialmente. La dedollarizzazione silenziosa passa anche da qui.
- VIX ā Tornato sopra quota 20, segnala un regime di volatilitĆ in fase di transizione. Ma lāequity volatility ĆØ ancora compressa: una disconnessione da monitorare con attenzione.
- S&P500 ā Ancora in laterale, ma sempre più fragile. Il vero rischio ĆØ il ādoppio vincolo Fedā: con il petrolio in rialzo e la volatilitĆ in ripresa, ogni taglio dei tassi diventa più difficile da giustificare. La narrazione di un soft landing con disinflazione perde forza ogni giorno.
- Flussi ā La compiacenza ĆØ evidente. Le MAG7 sono tornate sotto pressione, mentre si vedono rotazioni verso difesa, metalli industriali, materie prime, e in alcuni casi energy mid-cap. Ć una dinamica che va letta non solo come risk-off, ma come early repositioning in uno scenario dove la geopolitica detta le rotte settoriali.
E ora?
Gli sviluppi sono ancora in corso. Tra unāora potremmo vedere tutto ribaltato. Ma una cosa ĆØ chiara: oggi non ĆØ la solita crisi mediorientale. In un mondo che guarda i PMI e le guidance trimestrali, la vera price action si gioca su asset tangibili: energia, supply chain critiche, flussi valutari. Nella costruzione dellāasset allocation di oggi non ci si può più basare su unāallocazione cieca che si basa su scenari generici.
- Bisogna imparare a pesare lāasimmetria.
- Bisogna saper dove guardare quando i prezzi non lo dicono ancora.
Chi cerca rifugio nei dati macro, farebbe meglio a guardare i radar nel Golfo Persico. Per il resto ā come diceva Eduardo ā āadda passĆ ‘a nuttataā. Ma questa, ĆØ una notte diversa.