Art. 5 NATO: il ā€œsuper potereā€ che tutti citano ma pochi hanno letto

MONDO - Nato con il Trattato di Washington del 1949, l’Art. 5 ĆØ la clausola che fa tremare i dittatori: attaccare uno Stato membro...

Algeria, shale gas bollente: ExxonMobil e Chevron corteggiate da Sonatrach

MONDO - Accordi in arrivo, riserve immense, e l’Europa resta a guardare. L’Algeria ha deciso di giocare la carta della seduzione energetica: shale gas,...
21.3 C
Lugano
mercoledƬ 20 Agosto 2025
APP

Art. 5 NATO: il ā€œsuper potereā€ che tutti citano ma pochi hanno letto

MONDO - Nato con il Trattato di Washington del 1949, l’Art. 5 ĆØ la clausola che fa tremare i dittatori: attaccare uno Stato membro...

Algeria, shale gas bollente: ExxonMobil e Chevron corteggiate da Sonatrach

MONDO - Accordi in arrivo, riserve immense, e l’Europa resta a guardare. L’Algeria ha deciso di giocare la carta della seduzione energetica: shale gas,...

Vertice a Washington: Europa cerca un piano B per l’Ucraina, Putin dice ā€œnietā€ all’articolo 5

SUMMIT WASHINGTON D.C. - Si ĆØ concluso il summit tra Trump, Zelensky e i leader europei, con un’unica certezza: Putin non vuole sentir parlare...

Summit alla Casa Bianca: Trump incontra Zelensky con una delegazione europea

MONDO - Washington oggi diventa il palcoscenico di un summit geopolitico cruciale: il presidente Trump ospita il presidente Zelensky, affiancato da una nutrita delegazione...

Summit in Alaska e il piano segreto di Trump su Intel

TECNOLOGIA - Dopo il vertice con Putin in Alaska, Trump non si ferma: secondo Bloomberg, il Presidente starebbe valutando l’ingresso diretto del governo USA...

I ā€œvolenterosiā€ si agitano, Trump conclude il summit in Alaska con Putin

SUMMIT ALASKA - Trump–Putin: Vertice in Alaska, ā€œproduttivoā€ ma senza accordo. Donald Trump ha definito ā€œestremamente produttivoā€ il suo incontro con Vladimir Putin, svoltosi...

Guerra in Iran, quattro possibili scenari sui mercati

LUGANO – Mercati,Ā Alessio Garzone, portfolio manager diĀ  Gamma Capital Markets, analizza quattro possibili scenari, e le probabilitĆ , sulla nuova guerra mediorientale in Iran.

  • Ritorsione simbolica + ritorno al negoziato → 40%. Teheran potrebbe rispondere con attacchi limitati (per salvare la faccia) e poi sedersi a un nuovo tavolo negoziale, magari sotto pressione russa o cinese. Sarebbe una mossa per guadagnare tempo, preservando il potere interno senza rischiare una guerra diretta.
  • Escalation militare con gli USA → 25%. Se l’Iran decidesse di colpire le basi militari americane nella regione, si aprirebbe una guerra su scala più ampia. Gli Stati Uniti – giĆ  coinvolti indirettamente – reagirebbero con forza, scatenando una risposta devastante. Sarebbe un salto di qualitĆ  nella crisi, e l’unico scenario in grado di generare un sell-off violento sui mercati globali. Al momento, però, questa possibilitĆ  non appare la più probabile: Washington mantiene una posizione ambigua, evitando accuratamente un coinvolgimento diretto.
  • Accelerazione verso la bomba atomica (uscita dal TNP) → 20%. Il regime potrebbe uscire dal Trattato di Non Proliferazione (TNP) e lanciarsi in una corsa disperata verso l’arma nucleare. Questo provocherebbe quasi certamente un attacco preventivo da parte di Israele (o una coalizione NATO). ƈ uno scenario ad altissimo rischio.
  • Implosione interna / guerra civile → 15%. La crisi militare e l’umiliazione internazionale potrebbero rafforzare il malcontento interno. Il collasso dell’apparato repressivo aprirebbe la strada a rivolte, proteste di massa e possibili spaccature dentro lo stesso regime. ƈ lo scenario più ā€œestremoā€, ma non più impensabile. Difficile che Israele riesca davvero a vincere una guerra convenzionale: l’Iran ha un esercito vasto, numericamente imponente e ancora in piedi. Ma Israele può colpire dove il regime ĆØ più fragile: dentro. L’obiettivo ĆØ spingere l’Iran verso la crisi interna, favorire una destabilizzazione, e — forse — un cambio di regime per implosione. Una guerra civile, più che una vittoria militare.

Le percentuali sono ovviamente indicative, ma un fatto ĆØ certo: la stabilitĆ  dell’Iran oggi ĆØ al livello più basso degli ultimi decenni. Chi ha sempre pensato all’Iran come a un attore razionale e stabile in mezzo al caos regionale deve aggiornare la propria mappa di rischio.

E i mercati?

  • Petrolio – Il rischio di un salto parabolico non ĆØ ancora scontato nei prezzi. Se lo Stretto di Hormuz – da cui passa quasi il 20% dell’offerta globale – venisse bloccato anche solo per 5 giorni, l’effetto sarebbe devastante: interruzioni logistiche, rincaro immediato dei costi industriali e un’inflazione da shock esogeno.
  • Oro – Ha rotto nuovi massimi sopra i 3.400 $/oz. ƈ il vero termometro del rischio sistemico. Le banche centrali, soprattutto la Cina, stanno acquistando molto più di quanto dichiarano ufficialmente. La dedollarizzazione silenziosa passa anche da qui.
  • VIX – Tornato sopra quota 20, segnala un regime di volatilitĆ  in fase di transizione. Ma l’equity volatility ĆØ ancora compressa: una disconnessione da monitorare con attenzione.
  • S&P500 – Ancora in laterale, ma sempre più fragile. Il vero rischio ĆØ il ā€œdoppio vincolo Fedā€: con il petrolio in rialzo e la volatilitĆ  in ripresa, ogni taglio dei tassi diventa più difficile da giustificare. La narrazione di un soft landing con disinflazione perde forza ogni giorno.
  • Flussi – La compiacenza ĆØ evidente. Le MAG7 sono tornate sotto pressione, mentre si vedono rotazioni verso difesa, metalli industriali, materie prime, e in alcuni casi energy mid-cap. ƈ una dinamica che va letta non solo come risk-off, ma come early repositioning in uno scenario dove la geopolitica detta le rotte settoriali.

E ora?

Gli sviluppi sono ancora in corso. Tra un’ora potremmo vedere tutto ribaltato. Ma una cosa ĆØ chiara: oggi non ĆØ la solita crisi mediorientale. In un mondo che guarda i PMI e le guidance trimestrali, la vera price action si gioca su asset tangibili: energia, supply chain critiche, flussi valutari. Nella costruzione dell’asset allocation di oggi non ci si può più basare su un’allocazione cieca che si basa su scenari generici.

  • Bisogna imparare a pesare l’asimmetria.
  • Bisogna saper dove guardare quando i prezzi non lo dicono ancora.

Chi cerca rifugio nei dati macro, farebbe meglio a guardare i radar nel Golfo Persico. Per il resto — come diceva Eduardo — ā€œadda passĆ  ‘a nuttataā€. Ma questa, ĆØ una notte diversa.

FacebookTwitterWhatsAppTelegramLinkedInEmail

Ultimi articoli