ECONOMIA – Dopo essere stata tra le cause principali della crisi finanziaria del 2008, la cartolarizzazione torna oggi al centro delle strategie economiche dell’Unione Europea, ma con regole più stringenti e un impianto normativo pensato per evitarne gli abusi. Questo strumento consente alle banche di trasformare i crediti concessi – spesso prestiti a famiglie e imprese – in titoli negoziabili sul mercato, vendendoli a soggetti terzi come fondi pensione, assicurazioni o altre istituzioni finanziarie. Il vantaggio è duplice: le banche liberano spazio nei propri bilanci e ottengono liquidità immediata da reinvestire in nuovi finanziamenti, mentre il sistema economico riceve nuova linfa vitale per sostenere crescita, innovazione e occupazione. Come sottolineato da Mario Albuquerque, esperto del settore, è fondamentale distinguere tra l’uso corretto dello strumento e gli eccessi speculativi del passato, che hanno avuto effetti devastanti sull’economia globale.
Miliardi di euro parcheggiati nei conti correnti
In un contesto europeo segnato da sfide complesse – transizione verde, digitalizzazione e difesa comune – la cartolarizzazione rappresenta una leva per mobilitare capitali privati e rafforzare la competitività del sistema produttivo. Con miliardi di euro parcheggiati nei conti correnti e una crescente avversione al rischio da parte dei risparmiatori, la Commissione Europea punta a rilanciare la cartolarizzazione per sbloccare risorse e sostenere gli investimenti strategici. Attraverso questo meccanismo, i crediti diventano strumenti finanziari rivendibili, alleggerendo i bilanci bancari e generando nuova capacità di prestito. Il tutto sotto una vigilanza normativa più severa e trasparente, pensata per prevenire le distorsioni del passato. Se ben regolata, la cartolarizzazione può tornare a essere una soluzione efficace per rilanciare l’economia europea, rafforzare il sistema finanziario e accompagnare l’Ue verso un futuro più sostenibile e resiliente.