ECONOMIA – L’economia cinese, osservano numerosi analisti, sembra aver raggiunto un punto critico nel suo percorso di sviluppo. Il modello di crescita che per decenni ha garantito al Paese un’espansione vertiginosa sta ora mostrando segni di cedimento. Dopo la pandemia, indicatori chiave come produzione industriale, consumi interni e investimenti hanno registrato rallentamenti più marcati del previsto. Particolarmente allarmante è l’impennata del tasso di disoccupazione giovanile urbana, salito dal 13% al 17,1%. Sebbene nel primo trimestre del 2024 il PIL abbia mostrato un incremento del 5,3% su base annua – leggermente superiore alle attese – la crescita complessiva prevista per l’anno resta ferma al 5%, il livello più basso degli ultimi decenni. A pesare sull’economia sono anche fattori esterni, come le tensioni geopolitiche, le restrizioni imposte dagli Stati Uniti e le crisi interne legate al settore immobiliare e all’eccessivo indebitamento dei governi locali.
L’economia in Cina
Per interpretare correttamente l’attuale fase economica cinese è essenziale comprendere le radici profonde del suo sviluppo. Nei passati 40 anni, la Cina ha costruito il suo successo su un mix unico di riforme di mercato e controllo statale. A partire dalla politica di “riforma e apertura” lanciata da Deng Xiaoping negli anni Ottanta, il Paese ha favorito l’ingresso di capitali e tecnologia straniera, pur mantenendo un controllo rigoroso sui flussi finanziari e sulle leve strategiche dell’economia. Le politiche industriali hanno giocato un ruolo cruciale, adattandosi di volta in volta alle condizioni globali e interne. Tuttavia, oggi questo modello sembra non bastare più: la Cina è chiamata a reinventare il proprio approccio, puntando su innovazione, sostenibilità e riforme strutturali più profonde per affrontare le nuove sfide dell’economia globale.