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Dazi USA: Ultima chiamata per il mondo, chi non firma paga

LUGANO – Con la scadenza della sospensione tariffaria imposta da Donald Trump, il 9 luglio segna un punto critico per il commercio internazionale. Secondo ING, Cina e Giappone rischiano dazi fino al 55%, mentre l’UE potrebbe affrontare tariffe del 50% su auto e semiconduttori. Il Canada ha ottenuto una proroga grazie alla rinuncia alla Digital Tax. La Svizzera, colpita da dazi del 31% ad aprile, spera in una dichiarazione d’intenti per mantenere l’aliquota al 10%. Il Consiglio federale è fiducioso, ma non esclude misure reciproche. L’industria orologiera svizzera teme ripercussioni gravi. Trump ha dichiarato che non ci saranno ulteriori proroghe.

Riepilogo sintetico delle ultime novità sui dazi USA e le possibili conseguenze Paese per Paese (principali), in vista della scadenza del 9 luglio:

  • Cina

– Ha firmato un accordo con gli USA per facilitare l’export di terre rare e magneti essenziali per i chip americani.

– In cambio, Washington ha ridotto alcune restrizioni su prodotti tecnologici e visti per studenti.

– Restano però dazi elevati su acciaio, alluminio e ingredienti farmaceutici.

  • Unione Europea

– In trattativa per un accordo con dazi al 10% come base.

– Bruxelles chiede esenzioni su settori chiave: farmaceutica, semiconduttori, acciaio e auto.

– Il rischio è una guerra commerciale se non si raggiunge un’intesa entro il 9 luglio.

  • Svizzera

– Attualmente soggetta a dazi del 10%, con una sospensione del supplemento del 21% fino al 9 luglio.

– La SECO ha dichiarato che la Svizzera è “a un passo” da un accordo.

– Settori più colpiti: orologeria, macchinari, prodotti agricoli.

  • Giappone

– Già colpito da dazi del 25% su auto e componenti.

– Nessun accordo in vista: Tokyo considera le misure “inaccettabili”.

– Trump ha minacciato dazi fino al 35%, con impatto pesante sull’industria automobilistica.

  •  India

– In trattativa avanzata per evitare dazi fino al 26%.

– L’accordo potrebbe includere l’aumento delle importazioni di gas naturale USA e prodotti agricoli.

– Settori sensibili come latticini e agricoltura sono ancora oggetto di negoziato.

  • Canada

– Ha revocato la Digital Tax sui colossi tech USA (Google, Meta, Amazon) il 30 giugno.

– In cambio, Washington ha riaperto i negoziati commerciali, con l’obiettivo di firmare un accordo entro il 21 luglio.

– Attualmente soggetto a dazi del 25%, ma spera in una riduzione al 10%.

– Settori più colpiti: automotive, alcolici, acciaio. Alcune province hanno vietato la vendita di liquori USA come contromisura.

  • Regno Unito

– Ha già firmato un accordo commerciale con gli USA: dazi ridotti al 10% su auto e azzerati sull’aerospaziale.

– In cambio, Londra ha aperto il mercato a carne bovina e etanolo americani.

– Resta in trattativa per esenzioni su acciaio e alluminio, ancora soggetti a dazi del 25%.

– Il premier Starmer ha definito l’accordo “storico” e “salvavita per l’industria”.

  • Messico

– È esente dai dazi reciproci USA grazie al trattato USMCA.

– I pezzi di ricambio auto prodotti in Messico non pagano dazi, come confermato dalla CBP americana.

– Trump ha minacciato dazi del 25% se non verranno rafforzati i controlli sul traffico di droga.

– Il governo messicano ha scelto la via del dialogo, evitando misure di ritorsione.

  • Australia

– Ha ottenuto dazi ridotti al 10%, ma non è stata esclusa dalle tariffe su acciaio e alluminio.

– Il premier ha definito le misure USA “non amichevoli” e “ingiustificate”.

– Settori colpiti: carne bovina, energia, farmaceutica. Trump ha criticato le norme di biosicurezza australiane.

– Canberra ha rifiutato di tagliare i sussidi o modificare le regole interne per ottenere esenzioni.

  • Brasile

– Attualmente soggetto a dazi del 25% su acciaio e alluminio.

– Il presidente Lula ha promesso reciprocità: se gli USA tassano, il Brasile risponderà.

– Il governo ha però scelto un approccio moderato, evitando escalation e puntando sul dialogo.

– Il settore agricolo brasiliano potrebbe beneficiare delle tensioni USA-Cina, aumentando le esportazioni di soia e carne bovina.

Manca solo il popcorn: lo spettacolo tariffario globale è pronto ad andare in scena, tra dazi, minacce e colpi di scena.

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