MERCATI – Il matcha è il nuovo oro verde. Ma il Giappone non riesce più a produrlo. Il matcha è diventato il simbolo del benessere moderno: detox, antiossidante, instagrammabile. Ma dietro la polvere verde che impazza su TikTok e nei “Matcha latte” c’è una realtà meno glamour: il Giappone non riesce più a star dietro alla domanda. Nel 2024, il Paese ha prodotto circa 5.336 tonnellate di tè verde, ma solo una piccola parte è tencha, la foglia base per il matcha. E nel 2025 la produzione è in calo: Kyoto e Uji, le zone storiche, hanno registrato una primavera fredda che ha rallentato la crescita delle piante. Risultato? Qualità eccellente, quantità ridotta.
Coltivare matcha è un lavoro da monaci zen
La pianta di tencha impiega fino a 5 anni per maturare. Va coltivata all’ombra, raccolta a mano, lavorata lentamente. Un processo che richiede pazienza, competenza e… giovani agricoltori. Peccato che 4 aziende su 5 abbiano chiuso tra il 2000 e il 2020. Oggi, il 70% dei coltivatori ha più di 60 anni. Il governo giapponese ha lanciato incentivi per convertire le coltivazioni in tencha, ma i risultati si vedranno tra anni. Nel frattempo, il matcha diventa un bene raro.
Prezzi alle stelle: il vero lusso è il tè
Nel 2025, il prezzo medio del tencha ha superato i ¥9.000 al kg (+184% rispetto al 2024). I blend di qualità superiore toccano i ¥15.000/kg. E non parliamo del matcha cerimoniale, che ormai è trattato come un investimento. Le aziende occidentali cercano alternative: matcha da Cina, Corea, Vietnam. Ma il gusto è diverso. E i puristi lo sanno.
Il matcha latte è diventato un rituale
Se non si interviene, il Giappone rischia di perdere il controllo sul suo prodotto più iconico. Il matcha potrebbe diventare come il sushi: globalizzato, reinterpretato, snaturato.
Come riconoscere il vero matcha
- Origine: deve essere 100% giapponese, preferibilmente da Kyoto, Uji o Nishio.
- Colore: verde brillante, non opaco.
- Gusto: umami intenso, zero amarezza. Prezzo: se costa poco, non è matcha vero.














