STILE – La Gluten Sensitivity, o sensibilità al glutine non celiaca, è spesso al centro di dibattiti e preoccupazioni alimentari, ma la scienza suggerisce che il tanto temuto glutine – il complesso proteico presente in cereali come frumento, farro e orzo – potrebbe non essere l’unico o il principale colpevole. Una recente e autorevole revisione delle ricerche, pubblicata su The Lancet, ribadisce che questa condizione non è una pura malattia intestinale, ma rientra in quelle patologie legate alla complessa interazione tra intestino e cervello. I sintomi, che includono gonfiore, dolore addominale e stanchezza, non sono associati a lesioni della parete intestinale o alla presenza di biomarcatori specifici, rendendo la diagnosi un processo ancora privo di un test univoco. Questa mancanza di evidenze specifiche ha da tempo alimentato l’ipotesi che una significativa componente della sensibilità sia dovuta all’effetto nocebo: l’anticipazione negativa e la paura che il glutine possa far male, finiscono per scatenare i sintomi stessi. In sintesi, le nostre aspettative sui cibi a base di glutine potrebbero creare più disagio del glutine in sé.
Glutine scagionato
Gli scienziati dell’Università di Melbourne, analizzando gli studi più recenti e rigorosi, sono giunti a una conclusione sorprendente: nella maggior parte dei soggetti che si auto-definiscono con sensibilità al glutine, i sintomi non sono attivati specificamente da questa proteina. Le prove emerse dagli studi controllati hanno spesso mostrato che i medesimi disturbi gastrointestinali e sistemici venivano scatenati sia dal glutine che da un placebo (un alimento senza glutine ma percepito come tale dai pazienti). Questo dato rafforza la tesi dell’importanza della suggestione e delle aspettative del paziente. Cosa scatena, allora, i disagi? Più spesso, la colpa ricade sui FODMAP (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides and Polyols): si tratta di carboidrati fermentabili presenti in molti alimenti, compresi quelli contenenti grano, che l’intestino digerisce con difficoltà. Questi zuccheri fermentano nell’intestino, causando gonfiore e altri sintomi tipici della sensibilità. Per chi soffre di questi fastidi, l’attenzione dovrebbe quindi spostarsi dalla demonizzazione del glutine a una valutazione più ampia delle componenti del grano e, soprattutto, del cruciale rapporto intestino-cervello.














