ECONOMIA – Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) lancia un allarme di portata globale: secondo le sue previsioni a lungo termine, il debito pubblico lordo degli Stati Uniti è destinato a superare per la prima volta i livelli storicamente elevati registrati da Paesi come Italia e Grecia. Questa proiezione evidenzia una situazione sempre più precaria per le finanze pubbliche americane, ponendo gli USA in una posizione finanziaria critica rispetto ad altre nazioni ricche. L’FMI stima un aumento di oltre 20 punti percentuali del debito USA da oggi fino alla fine del decennio, prevedendo che raggiungerà il 143,4% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Paese. Questo dato non solo supererà i precedenti record post-pandemici, ma sarà accompagnato da un deficit di bilancio che si manterrà costantemente sopra il 7% del PIL ogni anno fino al 2030. Un livello di deficit così elevato è il più alto tra tutti i paesi ricchi monitorati dal Fondo, sottolineando la crescente insostenibilità della politica fiscale statunitense. Il debito pubblico USA diventa così un tema centrale per gli investitori globali e i mercati finanziari.
Gli sforzi per la riduzione del deficit
Mentre gli Stati Uniti si preparano a superare i livelli di indebitamento di Paesi tradizionalmente considerati ad alto rischio, l’Italia, storicamente alle prese con un elevato debito pubblico a causa di tassi di crescita del PIL deboli, mostra segnali incoraggianti di miglioramento. Il Financial Times (FT) riporta le previsioni dell’FMI secondo cui il peso del debito netto italiano è destinato a diminuire a partire dal 2028. L’attuale Governo Meloni ha ricevuto il plauso degli investitori stranieri per gli sforzi intrapresi volti a ridurre il deficit di bilancio di Roma. In particolare, l’Italia è attesa chiudere l’anno con un avanzo primario dello 0,9% del PIL, una performance superiore alla previsione iniziale dello 0,5%. Inoltre, Roma prevede di ridurre il disavanzo fiscale, che nel 2022 era all’8,1% del PIL, al 3% del PIL quest’anno. Questo risultato permetterebbe all’Italia di uscire dalla procedura per disavanzi eccessivi dell’Unione Europea un anno prima del previsto, segnando un netto contrasto con l’allarmante tendenza di aumento del debito pubblico USA e rafforzando la fiducia nella gestione economica italiana.














