LUGANO – Dal punto di vista svizzero, la proposta italiana di “Oro di Stato” implica un delicato equilibrio: custodire circa il 6% delle riserve auree di Roma rafforza il ruolo della Svizzera come hub di fiducia, ma si espone anche a pressioni politiche e bilaterali.
Italia verso l’Oro di Stato: Berna e Zurigo custodi di fiducia internazionale
L’Italia detiene 2.452 tonnellate di oro, valutate oggi oltre 274 miliardi di euro, con il 43% negli USA e una quota significativa in Svizzera. Il governo italiano spinge per definire l’oro come “bene del popolo”, mentre la BCE ribadisce che la gestione resta prerogativa della Banca d’Italia. Per la Svizzera, che ha già vissuto negli anni Duemila l’esperienza di vendite di oro considerate oggi un costo d’opportunità, la custodia delle riserve italiane rappresenta un asset strategico: garantisce stabilità finanziaria e rafforza la neutralità elvetica, ma comporta anche il rischio di essere coinvolta in tensioni tra Roma e Bruxelles.
Il ruolo strategico
Dal lato economico, la presenza di oro italiano nei caveau svizzeri consolida il ruolo di Zurigo e Berna come depositarie globali di sicurezza, aumentando la reputazione del sistema bancario svizzero. Tuttavia, se l’Italia dovesse rivendicare un controllo diretto e politico sulle riserve, la Svizzera dovrebbe gestire con cautela la propria posizione, bilanciando neutralità, affidabilità e relazioni bilaterali.














