IMPRESA –Ā L’intelligenza artificiale (IA) sta emergendo come una potenziale minaccia per i lavori dei giovani, in particolare quelli che rappresentano il primo gradino nella scala di carriera. Questo allarme, lanciato da Aneesh Raman, Chief Economic Opportunity Officer di LinkedIn, e pubblicato sul New York Times, evidenzia come l’IA rischi di spazzare via le mansioni tipicamente assegnate ai neoassunti. L’analisi si basa su dati preoccupanti: un aumento del tasso di disoccupazione tra i laureati, un crescente pessimismo nella Generazione Z e la convinzione del 63% dei dirigenti che l’IA svolgerĆ presto compiti da “entry-level”. Questo fenomeno, giĆ visibile nel settore tecnologico, si sta espandendo a finanza, viaggi, cibo e servizi, mettendo a rischio non solo le prime esperienze lavorative, ma anche le future traiettorie di carriera dei giovani, con possibili ripercussioni economiche e sociali a lungo termine.
Il tasso di disoccupazione è cresciuto più tra i laureati che nel resto della popolazione
Per affrontare questa sfida, Raman propone di ripensare i lavori destinati ai giovani. Nonostante le stime del World Economic Forum prevedano che l’IA genererĆ un aumento netto di 78 milioni di posti di lavoro tra il 2025 e il 2030, ĆØ fondamentale che i datori di lavoro si adattino per evitare un vuoto generazionale nelle posizioni dirigenziali. La soluzione suggerita ĆØ duplice: da un lato, i giovani devono acquisire le competenze richieste dal mercato del lavoro, dall’altro, le aziende devono ridisegnare le mansioni dei nuovi assunti. L’obiettivo ĆØ assegnare compiti di livello superiore, che apportino un valore aggiunto che l’IA non ĆØ in grado di replicare. In questo modo, i giovani potranno sviluppare capacitĆ critiche e strategiche, garantendo un percorso di crescita professionale e mitigando l’impatto disruptive dell’intelligenza artificiale.