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mercoledì 17 Dicembre 2025
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Aria pura: viaggio e cura senza patogeni nascosti

STILE – L’aria respirata all’interno delle cabine passeggeri degli aerei e nei reparti ospedalieri, spesso percepita come un ambiente ad alto rischio di contagio, in realtà è significativamente più pulita di quanto si creda in termini di agenti patogeni. Una recente ricerca, pubblicata sulla rivista Microbiome, ha sfatato questo timore dimostrando che l’aria confinata in questi luoghi non è affollata di virus e batteri pericolosi, ma è prevalentemente popolata dai microrganismi innocui che si trovano comunemente sulla nostra pelle. Questo risultato è emerso da un’indagine innovativa condotta da ingegneri ambientali e civili della Northwestern University, negli Stati Uniti, che hanno utilizzato uno strumento inaspettato per il campionamento dell’aria: le mascherine protettive. L’obiettivo era analizzare la composizione batteriologica dell’aria indoor per rassicurare i viaggiatori e il personale sanitario circa la qualità dell’ambiente in cui trascorrono il loro tempo.

Lo studio rivela che l’aria di aerei e ospedali è dominata da microrganismi innocui presenti sulla pelle umana

Vista l’insostenibilità di analizzare i costosi filtri HEPA degli aerei, che ricambiano interamente l’aria della cabina ogni pochi minuti garantendo un’altissima efficienza, gli scienziati hanno brillantemente impiegato le mascherine come trappole passive per i microrganismi. Analizzando il DNA catturato sulla parte esterna delle mascherine indossate dai passeggeri durante voli nazionali e internazionali, e confrontando questi dati con i campioni prelevati da mascherine utilizzate dal personale ospedaliero, i ricercatori hanno potuto tracciare un quadro chiaro della composizione dell’aria. I risultati indicano che l’aria è povera di patogeni, suggerendo che i sistemi di ventilazione e le misure igieniche adottate in questi ambienti risultano estremamente efficaci, e che la preoccupazione per una massiccia presenza di agenti infettivi sia sostanzialmente infondata.

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