Arte nel Cinquecento: Cosimo Castrucci e l’unione tra arte e natura

FIRENZE (ITALIA) – Arte nel Cinquecento: Cosimo Castrucci e l’unione tra arte e natura.

L’ARTE DI COSIMO CASTRUCCI

Negli ultimi anni del Cinquecento Cosimo Castrucci fu un artista richiesto. Di base a Firenze e favorito dal Granduca di Toscana, Ferdinando I de’ Medici, fu maestro del commesso di pietre dure. Si trattava della realizzazione di oggetti decorativi intarsiati con pietre semipreziose: oggetti che erano espressioni ideali della ricchezza principesca e ambiti dalle élite dominanti fino all’India Moghul. Forse il più grande ammiratore dell’arte dell’intarsio in pietra fu l’imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II (r. 1576-1612), che negli anni Novanta del Cinquecento fece a Castrucci un’offerta che non poteva rifiutare: un lauto stipendio e un favore imperiale a lungo termine e l’accesso a tutte le pietre che avrebbe potuto desiderare, se si fosse trasferito a Praga. L’imperatore aveva trasferito in quella città la sua corte da Vienna all’inizio del decennio precedente e ora cercava di fondare un laboratorio di commessi che rivaleggiasse con quelli dei grandi centri di produzione italiani, Milano e Firenze.

CON L’IMPERATORE

Nel 1592, l’imperatore aveva preso il suo uomo. Quell’anno fu rilasciato a Castrucci un passaporto, in cui veniva descritto come “l’intagliatore di gemme di Sua Maestà“. La storia tende a ricordare Rodolfo come un individuo colto, più interessato a riempire la Kunstkammer del suo palazzo con oggetti meravigliosi che a supervisionare il suo impero. È vero che finirà per essere estromesso dal suo ambizioso fratello minore, Matthias, ma il suo passato politico non è davvero preoccupante. Ciò che conta è la straordinaria varietà di talenti artistici e scientifici che attirò a Praga dall’estero. Tra questi figuravano il pittore Arcimboldo, lo scultore Adriaen de Vries, l’astronomo Tycho Brahe e il matematico Johannes Kepler, per non parlare del mago della corte inglese della regina Elisabetta I, John Dee. (Kepler si avvalse notoriamente della ricerca di Brahe per produrre le Tavole Rudolfine, un insieme rivoluzionario di calcoli delle posizioni dei pianeti, debitamente intitolato all’imperatore).