Ascona: la Fondazione Rolf Gerard presenta la sua arte e la voglia di stupire

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ASCONA – Ascona: Rolf Gerard presenta la sua arte e la voglia di stupire.

L’ARTE DI ROLF GERARD

L’esposizione d’arte di trova in Via Carrà dei Nasi ad Ascona. Nato a Berlino nel 1909 figlio di Walter Gerard, scienziato tedesco e di origine ugonotta e della celebre cantante italiana, Mafalda Salvatini. Cominciò a disegnare ancor prima di saper leggere e scrivere. Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale le mie prime vignette caricaturali. In seguito uno spiccato interesse per la figura umana lo portò a ritrarre i miei professori, raffigurandoli in versione animalesca. Predilezione questa a cui rimase legato. Il colore lo scoprì solo più tardi attraverso viaggi che mi portarono dall’Italia del sud al Nordafrica, ai paesi nordici. Del resto la Grecia e l’Odissea già appartenevano ai suoi sogni giovanili. Poi fu medicina, con forte accento sulle scienze esatte fino a quel momento trascurate, integrandole con la Filosofia e la Logica. In Germania, nel frattempo, era dilagato il nazismo. Le masse di camicie brune cominciarono a urlare cose inaudite.

IN TUTTA EUROPA FINO A NEW YORK

Nel 1932 fu ad Oxford, una delle poche oasi ancora concesse dal grigiore dei tempi alla libertà di pensiero, da quell’osservatorio privilegiato si rese conto di ciò che realmente stava avvenendo in Germania. Nel 1933 la situazione si aggravò a tal punto da costringerlo a lasciare precipitosamente la Germania. Andò a Parigi. La necessaria concentrazione la trovò nell’amata Basilea dove nel 1937 si laureò in medicina. L’ambiente artistico che, per motivi famigliari, lo circondava, spronò il suo interesse verso il mondo della musica e del teatro. Fu lì, presumo, che l’arte prevalse. Più tardi, con la seconda guerra mondiale, la grande penuria di medici gli permise finalmente di esercitare la sua professione soprattutto quale medico di pronto soccorso. In mezzo al fragore delle armi conobbi il famoso regista Peter Brook. Nel 1950 fu chiamato a New York dal neoeletto direttore del Metropolitan, Rudolf Bing, per l’allestimento dell’opera verdiana “Don Carlo”. Fu questo l’inizio di una collaborazione che sarebbe durata oltre vent’anni e che gli avrebbe permesso di lavorare ogni estate in Europa.