EUROPA – L’Unione Europea ha ufficialmente varato una significativa stretta sulle importazioni di ferroleghe, una mossa difensiva per proteggere la propria industria interna da una crescente pressione estera. Questa decisione, che riguarda materiali strategici come il manganese, il silicio e il nickel, introduce contingenti tariffari specifici al di sopra dei quali scatteranno dazi d’importazione. Il Commissario UE per il Commercio, MaroÅ” Å efÄoviÄ, ha giustificato l’azione sostenendo che “non possiamo permetterci di lasciare che un settore strategico crolli sotto il peso delle crescenti pressioni delle importazioni”. La misura nasce da un’indagine avviata a dicembre 2024, che ha confermato un “grave pregiudizio” per i produttori europei: nell’ultimo quinquennio, la quota di mercato dell’UE ĆØ precipitata dal 38 al 24 per cento, a fronte di un aumento del 17 per cento delle importazioni extra-UE. Tali importazioni, spesso vendute a prezzi inferiori a quelli di vendita dell’industria interna, hanno compresso i margini di profitto europei, portandoli a livelli bassi o negativi. L’intervento ĆØ mirato a salvaguardare gli oltre 1.800 posti di lavoro nel settore, affrontando la problematica della sovraccapacitĆ produttiva globale e delle restrizioni in altri mercati importanti.
Misure di salvaguardia triennali e i contrasti con i partner dello Spazio Economico Europeo
Le misure di salvaguardia adottate, che saranno in vigore per un periodo di tre anni, fino al 17 novembre 2028, consistono nell’imposizione di contingenti tariffari specifici per paese e per tipo di ferroleghe (TRQ). Al superamento di tali volumi, le importazioni potranno godere dell’esenzione doganale solo se il loro prezzo eccede una soglia predefinita; in caso contrario, verrĆ applicato un dazio pari alla differenza tra il “prezzo netto franco frontiera” dell’Unione e la soglia stabilita. Questa strategia, sebbene attentamente concepita per minimizzare l’impatto sulla catena del valore integrata europea, si applica indiscriminatamente a tutti i Paesi terzi, inclusi stretti partner come Norvegia e Islanda, da cui proviene quasi la metĆ delle importazioni UE. In particolare, la Norvegia, che fornisce il 43% del fabbisogno di ferroleghe dell’Unione, ha giĆ espresso il suo netto disaccordo, paventando un “impatto negativo” per le sue aziende. La Commissione Europea ha comunque assicurato che condurrĆ consultazioni trimestrali con Oslo e ReykjavĆk, ma il dissenso tra i partner economici evidenzia le tensioni generate dalla necessitĆ di proteggere un’industria cruciale per il blocco europeo.














