di MICHELE DE MICHELIS*
De Michelis (Frame AM): “È un periodo difficile, meglio evitare azzardi”.
DA UNA VIGNETTA DI UN’IMPORTANTE BANCA D’AFFARI
Di recente, mi è capitato di vedere la vignetta che una importante banca d’affari americana ha utilizzato per la copertina dell’Outlook 2023 destinato ai clienti più facoltosi. Il messaggio che trasmette sembra banale ma solo a prima vista. C’è una macchina con dei passeggeri a bordo che sta entrando in autostrada con una situazione di forte nebbia e all’entrata ci sono questi cartelli “Usare le luci da nebbia”, “Evitare cambi di corsia non necessari”, “Attenzione agli azzardi” e “Prenditi del tempo in più per arrivare a destinazione”.
IL 2023 UN ANNO NEBBIOSO
Il 2023 in effetti si sta rivelando un anno di difficile interpretazione e quindi averlo definito nebbioso già in partenza è stata sicuramente una buona intuizione. Il messaggio più centrato è stato probabilmente quello di evitare azzardi. E il vero azzardo in questa prima parte dell’anno è stato senza dubbio avere sottopesato l’azionario. In particolare l’investimento passivo negli indici, visto che lo Standard & Poor’s 500 si trova sopra l’8 % e il Nasdaq ha superato il 20%, entrambi trainati dai FAANG (FAANG è un acronimo che si riferisce alle azioni di cinque importanti società tecnologiche americane Ndr) che sono i veri protagonisti di questo 2023, considerando che se i panieri fossero equipesati e non così esposti a questi giganti, i risultati sarebbero vicini alla parità. Fanno bene anche l’Europa e il Giappone, mentre continua a rimanere indietro la Cina che, invece, avrebbe dovuto essere la grande sorpresa a seguito della riapertura post-Covid.
Pur tuttavia, se andiamo a vedere più nel dettaglio il comportamento degli ultimi quaranta giorni del mercato americano (e in particolare lo S&P 500), noteremo una serie di chiusure con ridottissima volatilità. L’indice si è mosso all’interno di un canale tra i 4200 e i 4050 punti e tutto questo in concomitanza di eventi abbastanza ansiogeni come la crisi delle banche regionali americane e la discussione sul tetto al debito all’interno del governo a stelle a strisce.
L’EFFETTO VIAGRA
La mia sensazione è che come al solito l’enorme liquidità iniettata nel sistema dalla Federal Reserve per evitare un credit crunch, a causa dei motivi straordinari poc’anzi citati, abbia avuto l’effetto collaterale di sostenere anche le growth stocks, creando un “effetto Viagra” proprio come quando la Pfizer, testando una molecola che avrebbe dovuto aiutare il cuore, ha invece ricreato le condizioni ottimali per attività desuete ormai finite nel dimenticatoio per uomini di una certa età, con le note controindicazioni scritte sul bugiardino.
È DIFFICILE FARE PREVISIONI
Se anche questi livelli dovessero rompere al rialzo (nel momento in cui venisse alzato il tetto sul debito, ad esempio) facendo girare i trend follower, siamo davvero sicuri che poi un eventuale rally avrebbe abbastanza carburante per proseguire la corsa? Premesso che è sempre difficile fare previsioni di breve termine e che la nebbia continua ad essere fittissima, esistono alcuni fattori tecnici, sia nell’immediato che a trasmissione più lenta, che vorrei condividere. In primis, tutta questa liquidità straordinaria immessa sul mercato potrebbe venire drenata dalla stessa Fed proprio un momento immediatamente dopo in cui venisse trovato un accordo tra Repubblicani e il Presidente Biden. I banchieri centrali, infatti, continuano a ritenere prioritaria la lotta all’inflazione, che seppur in diminuzione, è ancora ben radicata nell’economia.
Non dimentichiamo che la stagione degli utili, per quanto abbia riportato delle buone sorprese, mantiene multipli elevati per essere ad un bottom di mercato e gli effetti del QT, come ammesso da Powell, ancora non si avvertono (anche a causa della liquidità straordinaria immessa). Il mercato, invece, scommette sul fatto che, non appena dovesse fare capolino un’ eventuale recessione (come il mercato dei tassi sembra ampiamente prevedere), la FED tornerebbe subito a schiacciare l’acceleratore della politica monetaria, a prescindere dall’inflazione.
Il BAD IS GOOD ALTAMENTE OTTIMISTICO
Questo approccio pluri-decennale ininterrotto del “bad is good” mi sembra quantomeno “altamente ottimistico”, per non dire poco logico, se ricordiamo la lezione degli anni Settanta. Già nel gennaio del 2020 scrissi che mi sentivo come nella favola de “I tre porcellini” dove il fratello maggiore mentre sudava e faticava per costruire la casa di mattoni, veniva preso in giro dai fratelli minori che avevano invece fatto delle baracche di paglia e legno, non essendo minimamente preoccupati dall’arrivo del lupo. E anche se finora di lupi non se ne vedono, come riporta la vignetta, eviterei di cambiare strada e aumentare il rischio su rotture tecniche al rialzo, perché l’errore potrebbe diventare doppio. Nel 2020 la casa di mattoni servì, vediamo se quest’anno saranno sufficienti la paglia e il legno.
*Responsabile Investimenti di Frame Asset Management.
