Economia: 2024, se non ci sarà la recessione, le banche centrali rischiano

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ECONOMIA –  2024, se non ci sarà la recessione, le banche centrali rischiano. Credito di qualità, tasso variabile, azioni growth Usa e strategie multi-asset per difendere il portafoglio.

di LIVIO SPADARO – FRAME ASSET MANAGEMENT

PER I MERCATI I SOFT LANDING È ANCORA SCENARIO BASE MA IL 2024 È RICCO DI INSIDIE

Come visto, il 2024 sarà un anno contrassegnato da una tornata elettorale record che potrebbero risultare in un nuovo volto per l’assetto geopolitico globale. Le tensioni internazionali non si sono attenuate, la guerra in Ucraina prosegue anche se il sostegno a Kiev perde consensi tra la comunità internazionale, mentre la situazione nella Striscia di Gaza rischia di degenerare. Le mire della Cina su Taiwan è probabile che continuino a gettare benzina sui rapporti non idilliaci tra il Dragone e l’Occidente mentre in Europa la destra populista potrebbe scombinare l’assetto politico tradizionale degli ultimi anni. Difatti la geopolitica è la preoccupazione principale dei mercati per l’anno in corso. Dinamica peraltro simile in Germania, Paese che sta fronteggiando una recessione iniziata praticamente dalla fine dei rapporti con la Russia. La produzione industriale tedesca è in calo continuo ormai da 6 mesi. Il sostegno governativo all’economia potrebbe essere giunto al termine soprattutto dopo che la Consulta tedesca ha bocciato l’utilizzo dei fondi della pandemia per la lotta al cambiamento climatico, di fatto bloccando 60€ miliardi per il budget federale. I primi risultati della sentenza sono già visibili visto che l’amministrazione Scholz ha annunciato una stretta sui sussidi per il settore agricolo da cui è  partita la protesta, attualmente ancora in essere, di migliaia di agricoltori tedeschi.

IL TEMA ECONOMICO FINANZIARIO

Oltre comunque alla politica e alla geo-politica, il tema principale del 2024 rimarrà quello economico/finanziario: cosa succederà all’economia globale? Quando e quanto le banche centrali taglieranno i tassi di interesse? I mercati sulla seconda domanda si sono già espressi, più tagli di quelli previsti dalle maggiori banche centrali e l’aspettativa di soft landing per l’economia USA. Tuttavia, è da notare che mai dal 1945 l’inflazione è scesa da oltre il 5% a sotto il 3% senza che si sia verificata una recessione dal momento dell’inizio della discesa o nei 18 mesi successivi. Eppure, per tenere traccia dell’andamento dell’economia americana (quindi in buona parte anche di quella globale) bisogna tenere conto di spesa pubblica, credito e costo del credito, ricchezza privata, mercato del lavoro e salari. Come visto nel precedente report, le condizioni finanziarie negli USA sono piuttosto «larghe» favorendo così un’espansione dell’attività economica. I consumi dei cittadini americani sono robusti stando all’andamento dei prestiti su carte di credito. Se invece si guarda all’Eurozona, il 2023 è stato un anno di stagnazione economica dovuta essenzialmente al ruolo della domanda estera oltre che al contesto di tassi più elevato. Seppur vero che gli indici PMI sono risultati in contrazione, è vero anche che sembra che siano vicini trovare un bottom da dove ripartire o stabilizzarsi.

IL MERCATO DEL LAVORO

Come scritto in precedenza, le aziende europee sono maggiormente preoccupate dall’aumento del costo del lavoro piuttosto che dalle condizioni creditizie. Anche nel caso europeo bisognerà dunque monitorare l’andamento del mercato del lavoro che resta ancora in mismatch tra domanda e offerta se si guarda al settore manifatturiero. Nel complesso si può affermare che il 2024 sarà un anno sfidante, difficile prevedere con un orizzonte di 1 anno cosa potrà accadere in termini finanziari ed economici con tutte le variabili in corso di non facile analisi. Per la situazione attuale dell’economia globale è probabile che le autorità cinesi opereranno ulteriori stimoli ma mirati su alcuni settori mentre negli USA attualmente non sembra esserci né una dinamica recessiva né di «soft landing» ma piuttosto di un proseguimento della normalizzazione di alcuni eccessi supportata da una politica fiscale espansiva. L’Europa ha una dinamica recessiva più marcata ma attualmente si trova a proseguire sul pattern di stagnazione dello scorso anno, l’inflazione nel Vecchio Continente potrebbe essere vicina a un bottom costringendo la BCE ad allontanare eventuali aggiustamenti dei tassi. Il pericolo principale oggi, per i mercati, è che si siano erroneamente prezzate le probabilità di una recessione e di conseguenza gli aggiustamenti monetari delle banche centrali.

LA DURATION CONSIGLIATA

In un contesto simile, la duration consigliata resta massimo su un orizzonte di 3 anni mantenuta su titoli ad alta qualità del credito con un boost di titoli ad alto rendimento accuratamente selezionati. Inserire una componente di tasso variabile può essere utile a mitigare i rischi di un portafoglio con una duration più lunga e ad oggi può avere un rischio-rendimento adeguato. Nei primi mesi dell’anno l’equity potrebbe proseguire il rally,  forte di una situazione di stallo dell’economia e di un’inflazione sotto controllo. Un contesto simile favorisce le azioni Growth rispetto a quelle Value. Geograficamente gli USA restano il mercato più investibile rispetto agli altri, i livelli dell’azionario cinese sono interessanti ma difficile dire se si sia raggiunto un bottom da dove ripartire. I metalli preziosi continuano ad essere interessanti come protezione perché nello scenario ripresa inflazione o recessione restano «porti sicuri». Dal punto di vista delle strategie, le multi-asset possono offrire una diversificazione necessaria in un contesto nebuloso macroeconomico e geopolitico mentre quelle alternative a basso Beta sono meno attraenti finché chi non vuole prendere rischio potrà conseguire rendimenti sul mercato monetario.