EUROPA – Negli ultimi anni, la questione se l’apicoltura provochi più danni che benefici ha acceso un intenso dibattito scientifico. Mentre il numero di alveari gestiti cresce costantemente in Europa, rendendo l’UE il secondo produttore mondiale di miele dopo la Cina, le api selvatiche e le farfalle stanno scomparendo a un ritmo allarmante. Questo paradosso solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità dell’apicoltura moderna e il suo impatto sulla biodiversità. La ricerca scientifica ha dimostrato che un terzo delle specie di impollinatori è in declino globale, con una specie europea di api e farfalle su dieci a rischio di estinzione. Tuttavia, le api da miele non sono tra le specie a rischio, essendo considerate “impollinatori gestiti” che possono essere addomesticate dall’uomo.
Competizione per le risorse e impatto ecologico in Europa
La controversia si intensifica quando si analizza l’impatto dell’apicoltura sugli ecosistemi naturali. Studi recenti, incluso uno pubblicato nel 2023 in Canada, hanno stabilito un collegamento diretto tra l’apicoltura urbana e la riduzione della disponibilità di polline per le api selvatiche. Mario Vallejo-Marin, professore di Botanica ecologica all’Università di Uppsala, evidenzia come “quando c’è abbondanza di api da miele nelle vicinanze, gli impollinatori selvatici devono affrontare un’ardua concorrenza“. Questo fenomeno è particolarmente problematico perché le api selvatiche sono specialiste, adattate a fiori specifici, mentre le api da miele sono generaliste che competono per le stesse risorse. Una ricerca del 2024 pubblicata su Nature Ecology & Evolution ha confermato che la perdita di impollinatori selvatici è più dannosa per la riproduzione delle piante rispetto alla perdita di api da miele, suggerendo che l’apicoltura intensiva potrebbe non essere la soluzione ottimale per la conservazione degli impollinatori. Per molti ecologisti, l’apicoltura non rappresenta una pratica di tutela delle api, ma piuttosto un’attività che può risultare controproducente per la conservazione della biodiversità degli impollinatori.