Fondazione Foto Svizzera: (Dis)ordine dalla collezione amici del centro culturale

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ZURIGO – Fondazione Foto Svizzera: (Dis)ordine dalla collezione amici del centro culturale.

MOSTRA ALLA FONDAZIONE FOTO SVIZZERA

Fin dai suoi inizi nel XIX secolo, la fotografia è servita come mezzo per giustapporre e confrontare fenomeni e oggetti simili. Già nel 1843 la botanica inglese Anna Atkins iniziò a compilare e pubblicare i suoi fotogrammi di alghe, felci e altre piante come opere di riferimento tipologico. La procedura seriale, inizialmente utile in contesti scientifici e tecnici o, ad esempio, per registrare le persone, è stata ripresa dagli artisti concettuali a partire dagli anni ’70: gli altiforni e le torri d’acqua di Bernd e Hilla Becher sono considerati ottimi esempi di tipologia fotografia seriale.

Dal 2008 la Fondazione Foto Svizzera ha ampliato e ampliato le proprie partecipazioni acquisendo il lavoro di fotografi svizzeri contemporanei, con il sostegno della società Amici Fondazione Foto Svizzera. La collezione in costante crescita non rappresenta affatto tutte le tendenze e i fenomeni interessanti. Tuttavia, le opere acquisite sono estremamente diverse e difficilmente si può dire che abbiano un comune denominatore. È evidente, però, che molti progetti selezionati negli ultimi vent’anni continuano in un modo o nell’altro la tradizione di Anna Atkins e dei Becher: Jean-Luc Cramatte, Roger Eberhard, Aline Henchoz e Christian Schwager ricercano e fotografano ciascuno luoghi con una funzione e una storia comuni.

LE OPERE

A prima vista può sembrare che ciò che accomuna le opere qui presentate sia la ricerca dell’ordine. Uno sguardo più attento, tuttavia, rivela che tutti mettono in dubbio questo: quanto durano le verità scientificamente provate? Quanto sono permanenti i confini dei paesi? Quanto sono definibili le identità nazionali? Siamo consapevoli dell’artificiosità delle categorizzazioni? E non c’è sempre qualcosa di presuntuoso nella fotografia come strumento di registrazione e categorizzazione? A cura di Teresa Gruber.