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mercoledƬ 17 Dicembre 2025
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I Macachi hanno il ritmo nel sangue: la scienza scopre che i primati ballano

STILE – Una delle abilitĆ  più affascinanti e distintive dell’essere umano ĆØ la capacitĆ  di sincronizzare il movimento con un ritmo costante, un processo che richiede un sofisticato riconoscimento di pattern, la previsione della loro progressione e un’eccellente coordinazione motoria. Fino ad oggi, la comunitĆ  scientifica riteneva che questa abilitĆ  fosse strettamente collegata alle capacitĆ  di apprendimento vocale, limitandola a noi e ad alcune specie di uccelli. Tuttavia, un innovativo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science ha scosso questa ipotesi, rivelando che anche i macachi sono in grado di muoversi a ritmo, benchĆ© la loro specie non possieda le abilitĆ  di vocal learning. Questa scoperta, che per ora riguarda solo due esemplari osservati, suggerisce l’esistenza di un’abilitĆ  ritmica nei primati che prescinde dalla complessa evoluzione dei circuiti cerebrali legati all’interazione tra udito e controllo vocale, aprendo nuove prospettive sulla comprensione della percezione e del movimento.

Una nuova ricerca smentisce l’ipotesi del legame tra movimento ritmico e apprendimento vocale

Il dibattito scientifico sull’origine della sincronizzazione ritmica aveva giĆ  visto alcune incrinature negli anni precedenti, quando si era osservato che i macachi potevano seguire un ritmo semplice scandito da un metronomo. Il nuovo studio approfondisce questa osservazione, dimostrando che i primati sono effettivamente in grado di battere a tempo con la musica, seppur con un meccanismo che sembra essere motivato e rinforzato da un sistema di ricompensa. La capacitĆ  di andare a ritmo, quindi, non ĆØ necessariamente una conseguenza secondaria dei circuiti evoluti per supportare l’apprendimento del linguaggio, ma potrebbe essere un’abilitĆ  più fondamentale e ubiqua nel regno animale, influenzata da stimoli esterni. Questa ricerca promette di rivoluzionare la nostra comprensione delle basi neurali e cognitive che permettono di “avere il ritmo”, spingendoci a riconsiderare quanto l’uomo sia effettivamente unico in questa caratteristica.

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