IMPRESA –Ā Meta sta lavorando a una nuova generazione di occhiali Ray-Ban, con i nomi in codice Aperol e Bellini, che promettono di portare il riconoscimento facciale direttamente sul nostro volto. Questa innovazione, alimentata dal software di “visione super-sensing” di Meta e integrata con il modello di intelligenza artificiale generativa Llama 4, permetterĆ agli utenti di scannerizzare e identificare volti in tempo reale, un po’ come in un’opera di fantascienza. Sebbene l’entusiasmo per le potenziali funzioni, come la possibilitĆ di avere una “segretaria virtuale” sempre attiva, sia palpabile, le implicazioni sulla privacy sono significative. Meta sta giĆ aggiornando i propri protocolli di valutazione del rischio, ma la capacitĆ degli occhiali di collegare i volti riconosciuti a dati personali memorizzati dall’IA solleva serie preoccupazioni riguardo alla gestione e alla protezione delle informazioni sensibili.
Il limite ĆØ sempre la durata delle batterie
I due maggiori ostacoli che Meta deve superare per il lancio di Aperol e Bellini sono la durata delle batterie e, soprattutto, la privacy. L’utilizzo intensivo dell’IA, infatti, riduce drasticamente l’autonomia degli occhiali a circa mezz’ora, rendendo necessario lo sviluppo di soluzioni a lunga durata, forse anche in combinazione con cuffie dotate di telecamera. Ma ĆØ il tema della privacy a essere il più scottante. La prospettiva che gli occhiali possano non solo identificare le persone, ma anche collegarle istantaneamente a dati come indirizzi, email e numeri di telefono, apre un dibattito etico e legale complesso. SarĆ fondamentale per Meta implementare meccanismi robusti per la gestione del consenso e la protezione dei dati, garantendo al contempo che gli utenti abbiano il pieno controllo su queste funzionalitĆ per evitare violazioni e tutelare la loro sfera personale.