CINA –Ā La Cina ha implementato nuove e severe restrizioni sull’esportazione di terre rare e delle relative tecnologie di lavorazione, inasprendo ulteriormente le tensioni commerciali e geopolitiche con le potenze occidentali, in particolare Washington e Bruxelles. Queste misure, immediatamente esecutive, vietano l’export, salvo esplicite autorizzazioni ministeriali, di un vasto range di tecnologie essenziali. Le restrizioni colpiscono processi cruciali come l’estrazione, la fusione e separazione dei minerali, la produzione di magneti ad alte prestazioni e il riciclaggio delle terre rare. L’obiettivo dichiarato dal Ministero del Commercio ĆØ “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali” di Pechino. Questa mossa strategica, che include anche le tecnologie per la manutenzione e l’ammodernamento delle linee di produzione, conferma la volontĆ della Cina di mantenere un controllo ferreo sulla catena di approvvigionamento globale di questi elementi critici.
La Cina restringe l’export di terre rare
Questa stretta normativa non riguarda solo i produttori cinesi, ma impone l’obbligo di richiedere licenze di esportazione per i “prodotti a duplice uso” anche agli esportatori stranieri, ampliando il raggio d’azione del controllo di Pechino. Le terre rare sono minerali indispensabili per la transizione ecologica e per i settori ad alta tecnologia, dall’elettronica di consumo (smartphone, laptop) alla difesa, dalle energie rinnovabili (turbine eoliche) ai veicoli elettrici. Dominando circa il 60% della produzione mondiale e la quasi totalitĆ della lavorazione, la Cina esercita un’enorme leva strategica. La decisione di limitare l’export delle tecnologie di lavorazione ā dove detiene un vantaggio schiacciante ā ĆØ una chiara risposta alle politiche di decoupling e un tentativo di rallentare lo sviluppo di catene di approvvigionamento alternative in Occidente, alimentando la corsa globale per l’autosufficienza mineraria e tecnologica.














