EUROPA – La Commissione Europea, guidata dalla Vicepresidente esecutiva per i Diritti Sociali Roxana Mînzatu, ha presentato ufficialmente la tabella di marcia per il futuro dell’occupazione nel continente, con l’ambizioso obiettivo di arrivare a un “Quality Jobs Act”. L’iniziativa risponde a una chiara richiesta emersa da lavoratori, datori di lavoro e autorità nazionali in tutta Europa, che invocano un programma forte focalizzato sul lavoro di qualità, l’ammodernamento delle garanzie e salari equi. Nonostante le promesse altisonanti, il documento, annunciato il 4 dicembre, è stato accolto come un passo iniziale e ancora poco definito, vincolato anche dai limiti legislativi che l’Unione deve rispettare in materia di politiche del lavoro, le quali rimangono in gran parte competenza degli Stati membri. La certezza immediata è l’avvio della prima fase di consultazioni con le parti sociali europee, un dialogo fondamentale che si concluderà il 29 gennaio 2026 e che servirà da base per l’articolazione della futura legislazione. Minzatu ha sottolineato la necessità di “puntare sulle competenze” dei lavoratori, elemento cruciale per motivare le aziende a investire in persone e in posti di lavoro che possano competere con l’estero, scongiurando la fuga dei talenti.
Bruxelles lancia la Roadmap, ma il percorso legislativo resta in fase preliminare
Il progetto “Quality Jobs Act” si articola intorno a tre pilastri chiave – Creazione di posti di lavoro di qualità, Ammodernamento e Reti di sicurezza più forti – e include la necessità di ammodernare il tessuto produttivo senza però abbandonare le tutele per i lavoratori, un punto che verrà affrontato in collaborazione con la Vicepresidente Henna Virkkunen sulla sovranità tecnologica. Centrale è anche l’uso efficiente dei finanziamenti pubblici, con l’annuncio che i futuri Piani di partenariato nazionali destineranno almeno il 14% dei fondi alla spesa sociale. L’unico elemento che ha ricevuto un chiarimento più netto è quello relativo al salario minimo, tema su cui Minzatu ha espresso soddisfazione per la conferma della validità della Direttiva da parte della Corte di Giustizia Europea, auspicando una sua rapida e completa implementazione in tutti gli Stati membri. Questa posizione si scontra con la tradizionale contrarietà di alcuni Paesi. Nonostante i salari italiani crescano al di sotto della media europea, la Commissaria si è detta incoraggiata dalla ripresa dei salari reali in Italia prevista per il 2024 e da una crescita nominale stimata intorno al 2,7%, pur ribadendo l’urgenza di invertire la tendenza al calo della copertura della contrattazione collettiva in Europa.














