Le previsioni sull’economia per il 2024

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ECONOMIA – Le previsioni sull’economia per il 2024.

di FABRIZIO QUIRIGHETTI – DECALIA

ECONOMIA, LE PREVISIONI PER IL 2024

La crescita globale si dimostrerà ancora una volta più resiliente del previsto, ma, contrariamente allo scorso anno, le principali sorprese positive non arriveranno dagli Stati Uniti bensì da altre economie principali come Europa, Giappone ed economie emergenti. L’Europa beneficerà di una “ripresa” della spesa al consumo di prezzi energetici più bassi, della fine dello smaltimento delle scorte nel settore manifatturiero e una ripresa delle esportazioni grazie alle migliori prospettive economiche dei partner commerciali. Per quanto concerne il Giappone, continuerà a beneficiare di condizioni finanziarie più favorevoli anche se la BoJ potrebbe simbolicamente porre fine alla sua ZIRP già alla fine di questo mese, nonché di una rinascita degli spiriti animali sulla scia delle riforme in corso sulle TSE, di un ritorno dei tassi positivi e, soprattutto, della fine della deflazione. Infine, le economie emergenti al di fuori della Cina si trovano in una situazione piuttosto sana, come dimostrato dall’assenza di “incidenti” di rilievo nonostante l’aumento di +525 punti base da parte della Fed e un dollaro complessivamente forte: i governi dei mercati emergenti si sono astenuti dal contrarre prestiti eccessivi durante la pandemia, le banche centrali sono state più ortodosse dei loro omologhi dei mercati sviluppati, sono ricchi di materie prime e offrono alternative di tipo “near-shoring” alla Cina. In altre parole, hanno più margine di manovra in termini di politiche di bilancio e monetarie, mentre il legame con la Cina è stato in qualche modo interrotto.

LE DELUSIONI

La principale delusione economica arriverà anche quest’anno dalla Cina, che cadrà in uno scenario di deflazione, simile a quello vissuto dal Giappone negli ultimi decenni. Nonostante le continue iniziative di stimolo da parte delle autorità cinesi che cercano di rilanciare la domanda attraverso politiche monetarie, di bilancio o fiscali, i fattori strutturali contrari e la mancanza di fiducia. Inoltre, le politiche cinesi sono in qualche modo limitate dalla resilienza dell’economia statunitense, che va di pari passo con un dollaro relativamente forte, dato che una svalutazione sufficientemente significativa del CNY è fuori discussione. Di conseguenza, qualsiasi potenziale ripresa ciclica si scontrerà rapidamente con un limite massimo di una crescita potenziale inferiore, e la crescita cinese tornerà a un “nuovo normale” percorso molto più debole. Per non parlare del fatto che la frammentazione mondiale, e soprattutto le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, non aiutano le prospettive economiche del paese. I tassi di inflazione annuale negli Stati Uniti e nell’UE non scenderanno al di sotto degli obiettivi delle banche centrali entro la fine dell’anno. Anche se l’inflazione probabilmente continuerà a scendere, la parte più facile della grande disinflazione sperimentata negli ultimi sei mesi è ormai alle spalle. La Federal Reserve commetterà un errore politico. O taglierà quanto prima con il rischio di gettare benzina sul fuoco della crescita economica ancora in fermento e sui mercati finanziari in forte espansione, oppure dovrà aspettare fino a quando non sarà pienamente convinta che i rischi di inflazione siano davvero sotto controllo, cosa che purtroppo alla fine si rivelerà troppo tardi. In ogni caso, la BCE non si muoverà certamente prima della Fed.