LUGANO – La Commissione Europea ha presentato la Schengen militare, un piano per facilitare la mobilità delle forze armate e rilanciare l’industria della difesa. Per la Svizzera e altri Paesi non membri come la Norvegia, la sfida è bilanciare sicurezza condivisa e neutralità storica.
Cos’è la Schengen della difesa
Secondo la proposta della Commissione Europea, gli Stati membri avranno da 6 a 72 ore per mobilitare truppe e mezzi militari attraverso i confini interni, senza ostacoli burocratici. L’iniziativa si inserisce nel piano “Rearming Europe”, che prevede fino a 800 miliardi di euro di investimenti, di cui 150 miliardi in prestiti, per rafforzare le capacità di difesa.
Gli obiettivi dichiarati da Bruxelles
- Protezione dei cittadini europei con una deterrenza credibile.
- Rilancio dell’industria militare europea, riducendo la dipendenza da fornitori esterni.
- Preparazione alle crisi, con una gestione più rapida e coordinata.
La posizione della Svizzera
La Svizzera, rappresentata dalla sua Missione presso l’UE a Bruxelles, mantiene un dialogo costante con le istituzioni europee. La neutralità rimane un pilastro costituzionale, ma il Consiglio federale valuta forme di partenariato di sicurezza e difesa (SDP), già adottate da Paesi terzi.
Il dibattito interno è acceso:
- Pro: maggiore protezione, accesso a tecnologie avanzate, cooperazione in settori non offensivi (cyber-sicurezza, logistica).
- Contro: rischio di percezione internazionale come “non più neutrale”, aumento della spesa militare, tensioni con la tradizione politica svizzera.
Impatto economico e sociale
Il piano UE potrebbe generare nuovi posti di lavoro e stimolare la ricerca tecnologica. Tuttavia, per Paesi neutrali come la Svizzera, la sfida sarà evitare di compromettere la propria identità politica. Una partecipazione selettiva, limitata a settori civili e tecnologici, potrebbe rappresentare un compromesso accettabile.
Ci staremo come Svizzera?
La risposta non è ancora definitiva. La Svizzera potrebbe seguire il modello norvegese, scegliendo una partecipazione mirata che garantisca sicurezza senza rinunciare alla neutralità. La decisione finale dipenderà dal compromesso tra protezione condivisa e tradizione politica. La “Schengen della difesa” per la Svizzera è trovare un equilibrio tra cooperazione e neutralità, valutando attentamente i pro e i contro di un’integrazione parziale.
(Fonti: HOINEWS, Euronews, Commissione Europea, Missione Svizzera presso l’UE)














