MERCATI, IL GRINCH ROVINA LA FESTA
MALTA – Mercati, il Grinch rovina la festa. A cura di Alessio Garzone, Gamma Capital Markets. All’inizio della settimana, il clima era quasi festoso: gli investitori avevano messo in conto il tanto atteso taglio di 25 punti base e il Nasdaq 100 brillava sopra i 22.000 punti, un livello che sembrava promettere un rally di fine anno degno delle migliori tradizioni. Mercoledì, la Federal Reserve ha rispettato le attese con il taglio di 25 punti base, portando il range dei tassi al 4,25%-4,50%, un livello significativamente più vicino al tasso neutrale. Eppure, il messaggio lanciato dal presidente Jerome Powell nella conferenza stampa successiva è stato tutt’altro che accomodante.
IL COLPO DI SCENA
La Federal Reserve ha rivisto al ribasso le previsioni sui tagli dei tassi per il 2025, passando da tre tagli a soli due, una mossa che ha infranto molte delle speranze di chi sperava in un’accelerazione della politica monetaria espansiva. Le previsioni di inflazione sono state riviste al rialzo, con il PCE core stimato al 2,2% per il 2025 (dal 2,1% di settembre). Il long-run rate (r*), il tasso naturale di equilibrio per l’economia, è stato aumentato al 2,7% (dal 2,5%), segnalando che la Fed vede una maggiore resilienza strutturale nell’economia e un’inflazione più persistente. Per i mercati, il messaggio era chiaro: la Fed si sta muovendo più lentamente del previsto e vede meno spazio per allentamenti futuri. Questo ha avuto un impatto immediato sul sentiment degli investitori.
LA REAZIONE DEI MERCATI
I mercati hanno reagito con una forte ondata di vendite. Il Nasdaq 100 ha chiuso con un calo del -4,46%, mentre l’S&P 500 ha perso il -3,53%. Il Russell 2000, indicatore della debolezza delle small-cap, ha segnato un ribasso del -4,49%. Il VIX è salito del +73%, riflettendo un netto aumento della volatilità. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei Treasury sono schizzati ai massimi, con il 2 anni al 4,35% (+2,6%) e il 10 anni al 4,51% (+2,7%), segnalando che il mercato sta scontando tassi elevati più a lungo. Anche l’oro ha sofferto, scendendo del -1,93%, appesantito dal dollaro forte e dai rendimenti reali in crescita. Tra i settori più colpiti, il consumo discrezionale ha perso il -3,2%, il real estate il -2,6% e le growth stocks il -1,9%, fortemente penalizzate dall’aumento dei rendimenti obbligazionari.
UN SACCO PIENO DI CARBONE
Powell ha giustificato il cambiamento di tono spiegando che: L’inflazione è ancora troppo alta. Sebbene sia scesa negli ultimi due anni, rimane sopra il target del 2%, e la Fed ritiene che il percorso verso la stabilità dei prezzi sarà più lungo del previsto. L’economia è più resiliente. Le revisioni al rialzo del PIL (+2,1% per il 2025) e il tasso di disoccupazione più basso (4,3% dal 4,4%) suggeriscono che l’economia statunitense sta reggendo bene, lasciando meno spazio per tagli aggressivi. Il rischio di fare troppo. Powell ha chiarito che la Fed preferisce mantenere un approccio graduale, evitando di spingere i tassi troppo in basso troppo velocemente e rischiare un nuovo aumento dell’inflazione.














