IMPRESA – La filiera della canapa industriale sta vivendo un momento cruciale, con le associazioni agricole in prima linea nella difesa di un settore messo a dura prova da recenti provvedimenti governativi. Il cuore della contesa risiede in due decisioni del governo Meloni che, di fatto, vietano la produzione e il commercio delle infiorescenze di canapa e dei loro derivati, oltre a classificare le composizioni per uso orale di CBD tra le sostanze stupefacenti. Questa stretta normativa ha scatenato una forte reazione da parte delle associazioni agricole, che hanno presentato una petizione al Parlamento europeo. La petizione, promossa da diverse sigle nazionali tra cui Confagricoltura, Cia, Copagri, Cna Agroalimentare, Unci, Liberi Agricoltori, Altragricoltura, Associazione Florovivaisti italiani, Federcanapa, Sardinia Cannabis, Assocanapa, Resilienza Italia Onlus, Canapa delle Marche, l’associazione europea della canapa industriale (Eiha) e i francesi di UPCBD, ha trovato un importante alleato nel presidente della commissione Peti, il conservatore polacco Bogdan Rzońca.
Gli stati europei non possono imporre restrizioni alla coltivazione della canapa industriale
Rzońca ha accolto la petizione e ha chiesto alla Commissione europea di avviare un’indagine preliminare sulla questione. Nella sua risposta indirizzata a Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italia e primo firmatario della petizione, la commissione Peti ha richiamato una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea dell’ottobre 2024. Questa sentenza stabilisce che gli Stati membri non possono imporre restrizioni alla coltivazione della canapa industriale, inclusa la coltivazione indoor e la coltivazione esclusivamente per la produzione di infiorescenze, a meno che tali restrizioni non siano supportate da prove scientifiche concrete relative alla tutela della salute pubblica. Fonti confermano che nessun gruppo parlamentare si è opposto alla decisione di Rzońca. Questo segnale politico è di fondamentale importanza per il settore della canapa industriale italiana, che vede nella decisione del Parlamento europeo un possibile spiraglio di luce.