EUROPA – Il 2025 European Workforce Study ha rivelato una realtà preoccupante per il mercato del lavoro europeo: solo il 59% dei lavoratori si dichiara soddisfatto del proprio impiego. Questo dato, che indica come meno di sei dipendenti su dieci considerino il proprio posto di lavoro un “ottimo ambiente professionale”, evidenzia una crisi diffusa del benessere lavorativo che attraversa tutto il continente. La ricerca ha coinvolto migliaia di lavoratori in tutta Europa, fornendo un quadro dettagliato delle differenze significative tra i vari Paesi membri e sottolineando l’urgenza di interventi mirati per migliorare la qualità dell’esperienza lavorativa.
L’Italia tra i fanalini di coda: un divario che costa caro
L’Italia si posiziona drammaticamente in fondo alla classifica europea con solo il 43% dei lavoratori soddisfatti, preceduta unicamente da Grecia (44%) e Polonia (47%). Questo dato contrasta fortemente con le performance dei Paesi nordici, dove Danimarca (75%), Norvegia (73%) e Svezia (68%) dominano la classifica del benessere lavorativo. La correlazione tra soddisfazione dei dipendenti e produttività, misurata in termini di PIL per ora lavorata, suggerisce che l’insoddisfazione italiana non sia solo un problema sociale, ma anche economico. Il crescente trend di mobilità professionale, con i nuovi lavoratori destinati a cambiare impiego il doppio delle volte rispetto a chi ha iniziato la carriera 15 anni fa, amplifica ulteriormente i costi per le aziende italiane. Il turnover elevato genera infatti perdite di efficienza che possono durare mesi, compromettendo la qualità del servizio clienti e, di conseguenza, la competitività aziendale sul mercato globale.














