RUSSIA – L’ingresso di Vladimir Putin nella politica russa rappresenta una delle trasformazioni più significative del panorama politico post-sovietico. Il 20 agosto 1991, durante il fallito colpo di Stato contro Mikhail Gorbaciov orchestrato dal KGB, Putin prende una decisione che cambierĆ il corso della storia russa: rassegna le dimissioni dai servizi segreti sovietici. Questo gesto, apparentemente simbolico, segna l’inizio di una nuova fase della sua carriera che lo porterĆ dalle stanze del potere dell’intelligence a quelle del Cremlino. Con il crollo dell’URSS alla fine del 1991, Putin si trova ad affrontare le stesse difficoltĆ economiche di milioni di russi, svolgendo diversi lavori di fortuna, incluso quello di tassista abusivo per sbarcare il lunario. Tuttavia, la sua formazione giuridica e la sua esperienza nei servizi segreti lo rendono un candidato ideale per entrare nel mondo della politica locale.
Lāingresso in politica di Putin
La svolta arriva quando Putin diventa uno dei collaboratori più stretti di Anatolji Sobchak, suo ex professore universitario e neoeletto sindaco di San Pietroburgo. Viene nominato presidente del comitato per le relazioni internazionali della cittĆ , un ruolo strategico che gli permette di sviluppare competenze cruciali nella promozione dei rapporti internazionali e nell’attrazione degli investimenti stranieri. Durante questo periodo, Putin lavora a stretto contatto con figure che diventeranno centrali nel futuro panorama politico ed economico russo, tra cui Aleksej Miller, futuro CEO di Gazprom. Questa esperienza a San Pietroburgo si rivela fondamentale per la sua formazione politica, permettendogli di comprendere i meccanismi del potere locale e di costruire una rete di relazioni che si rivelerĆ essenziale per la sua successiva ascesa al potere federale.














