Tante decisioni delle banche centrali in materia di politica monetaria

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ECONOMIA – Tante decisioni delle banche centrali in materia di politica monetaria.

VALUTE NEL MONDO

Questa settimana si chiude una sette giorni tra le più importanti di questo 2023, caratterizzata dalle tante decisioni delle banche centrali in materia di politica monetaria. In ordine cronologico ricordiamo che la Fed, mercoledì sera, ha lasciato invariati i tassi nella forbice 5.25%-5.50%, così come giovedì la SNB ha seguito le orme della Banca centrale americana, lasciando i tassi all’ 1.75%. Sempre giovedì, la sorpresa è venuta dalle autorità monetarie norvegesi, che hanno alzato invece al 4.5%, mentre sia la BoE che la BCE hanno seguito le aspettative degli analisti, lasciando il costo del denaro dove era. Ma cosa ci hanno lasciato, in buona sostanza, i banchieri centrali, come messaggio? La maggior parte dei temi trattati ovviamente ha riguardato l’inflazine, e il futuro della politica monetaria, ma, al di là del fatto che i protagonisti abbiano mantenuto una certa cautela, per la prima volta da molto tempo a questa parte, qualcuno di essi ha cominciato a parlare di taglio del costo del denaro ed è proprio su questo dettaglio, che si è giocata la partita delle price action, ovvero dei movimenti a cui abbiamo di fatto assistito. L’unica banca centrale però, che si sia esposta in tal senso è la Fed, in seguito alla dichiarazione di Jerome Powell sul fatto che il board avesse cominciato a discutere di quando sarebbe avvenuta la prima riduzione del costo del denaro. Tutti gli altri, nel bene o nel male, hanno mantenuto un atteggiamento da falchi, ovvero ci potrebbero essere altri rialzi se si rendesse necessario farlo.

LA LOCOMOTIVA USA

Sappiamo bene che gli Usa sono la locomotiva e sappiamo altrettanto bene che difficilmente BCE e BoE alzeranno ancora, considerato il rallentamento della congiuntura in entrambe le aree. Ma i mercati, si sa, spesso si muovono in presenza di piccole differenze legate alla comunicazione, per poter “scatenare l’inferno”. E così è stato. Le borse su nuovi massimi storici con Wall Street sugli scudi e nuovi massimi storici per il Dow Jones, mentre il Nasdaq è prossimo a quel 16.769 del novembre 2021. L’S&P 500 invece si trova a circa 70 punti dal massimo storico del 3 gennaio 2022, ma se queste sono le price action, presto o tardi vedremo nuovi massimi anche per questi due indici. Massimo storico ancora per il Dax peraltro a 17.000 punti. Nella settimana, i guadagni sono stati di circa il 4% per gli indici americani mentre per quello tedesco, dopo un inizio folgorante, siamo tornati indietro ai prezzi di apertura di questa ottava. Un tema solo, ovvero la caduta del dollaro, che si è auto-alimentata durante tutta la seduta man mano che emergevano le differenze di comunicazione tra le diverse autorità monetarie. EurUsd che si è arrampicato fino a 1.1010, per poi correggere circa una ventina di pis, ma è comunque a ridosso del doppio massimo di fine novembre a 1.1020.