CULTURA – Alla presentazione di “Tequila bang bang” il giallo di Veronica Pivetti.
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI VERONICA PIVETTI
Veronica Pivetti è un’artista mutitasking, doppiatrice, cantante, attrice, conduttrice e da dieci anni scrittrice. Difficile presentarla in poche righe. La sua carriera artistica inizia a sei anni come doppiatrice, anche di cartoni animati. Sua la voce di Crilin di Dragon Ball e della sigla di Danguard. Negli anni 90 interpreta memorabili personaggi diretta da grandi registi come Lina Werthmuller o Carlo Verdone. Come non ricordare la povera Fosca di “Viaggi di nozze”? O i molteplici ruoli in varie fiction anche come protagonista, la sua ottima co-presentazione del festival di Sanremo, i programmi culturali che conduce.
IL LIBRO
Alla presentazione del suo ultimo libro “Tequila bang bang” da lei stessa definito un giallo noir, ci ritroviamo in una sala incuriosita, divertita e piacevolmente colpita dalla sua loquacità e brillante simpatia. “Il Iibro è una scommessa con la casa editrice che mi ha sfidata a scrivere un giallo. Io declino tutto in commedia volutamente spinta. Questa storia mi ha rapita, ho studiato tutti gli elementi dato che per ora non sono una narcotrafficante…”. Il pubblico ride, ma l’ammirazione e la sua passione traspaiono. Continua raccontando che la stesura è durata più di un anno perché ha dovuto documentarsi. E commenta “Si svolge in tre continenti. È una pazzia questo libro”.
Tre donne protagoniste, molta invenzione, tanta ricerca e realtà che convivono in maniera credibile. È una storia estrema ma credibile. “La scrittura non può avere pudore perché è il luogo della verità e i personaggi diventano veicoli per dire quello che pensi. Scrivere è anche regalare tanto di quello che tu sei. È un lavoro”. Anche il linguaggio è un vero misto linguistico che passa dall’ aulico al quotidiano ed è ricercato, il nonno materno Gabrielli scriveva vocabolari e in casa si parlava bene e si leggevano libri importanti.
TANTI COLPI DI SCENA
Essendo un giallo vive di colpi di scena che scuotono il lettore mantenendo alta l’attenzione. Veronica dice che bisogna trovare il lato umano anche nel personaggio più spietato. E vogliamo credere che sia così se pensiamo che come Lei stessa racconta il libro è nato perché usava il Nokia 3310 “il telefono dei narcotrafficanti”. Il libro gronda sangue “in un crescendo splatter da far invidia a Tarantino” Ma le 420 pagine, che si leggono con piacere e un po’ di ansia, ci regalano evasione dalla realtà e sano buon umore.