BASILEA – Migrazione e criminalità organizzata al centro dell’incontro dei ministri dell’interno a Basilea.
MIGRAZIONE E CRIMINALITÀ
Il 21 e il 22 aprile si sono incontrati a Basilea i ministri dell’interno germanofoni su invito del consigliere federale Beat Jans. L’incontro dei cinque Paesi verteva sulle opportunità e le sfide insite nell’accoglienza dei rifugiati ucraini, la gestione della migrazione irregolare, la lotta alla criminalità organizzata e uno scambio in merito alle esperienze fatte con le varie tipologie di complottisti. Quest’anno la Svizzera ha ospitato l’incontro dei ministri dell’interno dell’area germanofona riunitisi a Basilea su invito di Beat Jans, capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Oltre al consigliere federale Jans, hanno partecipato ai colloqui di lavoro la ministra dell’interno tedesca, Nancy Faeser, il ministro dell’interno austriaco, Gerhard Karner, la vice primo ministro nonché ministra dell’interno, dell’economia e dell’ambiente del Principato del Liechtenstein, Sabine Monauni, e il ministro lussemburghese dell’interno e di polizia, Léon Gloden.
LA GESTIONE
L’incontro dei ministri germanofoni si è focalizzato sulla migrazione; i partecipanti hanno discusso le opportunità e le sfide insite nell’accoglienza dei rifugiati ucraini e la gestione della migrazione irregolare. Poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’UE e la Svizzera hanno voluto concedere ai rifugiati ucraini protezione temporanea in modo rapido e senza ostacoli burocratici. Ciò significa che, ad oggi, nei Paesi germanofoni si è rifugiato circa un milione e mezzo di persone. All’epoca si presumeva che i rifugiati sarebbero potuti tornare presto in patria; a più di due anni di distanza, invece, non è possibile prevedere come evolverà la guerra in Ucraina. Di conseguenza, la gestione dei rifugiati solleva nuove domande, di cui si è appunto discusso anche a Basilea. In tale contesto la Svizzera si basa sull’approccio, detto dual intent, adottato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: consiste nel promuovere l’integrazione dei rifugiati mantenendo nel contempo la loro capacità al ritorno. Le esperienze e le competenze acquisite in Svizzera permetteranno a tali persone di contribuire in seguito alla ricostruzione dell’Ucraina. Davanti ai media il consigliere Jans ha affermato che è molto interessante anche il nuovo approccio del governo austriaco: a determinate condizioni, ad esempio un posto di lavoro o conoscenze di tedesco, i rifugiati ucraini in Austria possono infatti convertire il loro statuto di protezione in un permesso di dimora.














