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Mercati: risk on sta tornando?

LONDRA I mercati oggi: risk on sta tornando? L’analisi di Saverio Berlinzani di ActivTrades. Il mercato azionario ha recuperato venerdì, dopo quattro sedute difficili, e diverse sono le ragioni di questo, per ora, parziale pullback. L’S&P 500 è salito del 2,1%, il Dow Jones ha guadagnato 674 punti e il Nasdaq ha chiuso con un +2,5%. L’attenuazione dei timori di shutdown del governo statunitense, oltre a qualche dichiarazione distensiva e promettente da parte di Trump su una possibile fine del conflitto Russia-Ucraina, hanno contribuito a sollevare i mercati. Tuttavia, l’indice del sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan è crollato a 57,9, il minimo da novembre 2022, riflettendo le preoccupazioni per l’inflazione e i dazi. Le azioni tecnologiche hanno guidato il rimbalzo, con Nvidia in rialzo del 5,3%, mentre Tesla, Meta, Amazon e Apple sono salite tutte di oltre l’1%. Anche Palantir è balzata dell’8,3%, sfidando le preoccupazioni per i potenziali tagli alla spesa per la difesa. Nonostante i recuperi dei listini di venerdì, l’S&P 500 e il Nasdaq sono scesi di oltre il 2% ciascuno durante la settimana appena conclusa, mentre il Dow ha registrato un calo del 3,1%, la sua peggiore performance settimanale da marzo 2023.

Valute

Sul mercato dei cambi, c’è un ritorno dell’appetito al rischio che si è manifestato soprattutto sulle oceaniche, capaci di rompere le prime resistenze contro il dollaro, per dare slancio anche ai vari cross contro le altre valute. Specialmente Eur/Aud ed Eur/Nzd hanno corretto e il risk on che sembra tornare alimenta speranze di recupero anche per i mercati emergenti e per il dollaro canadese e il peso messicano. Quest’ultimo si è rafforzato oltre 19,9 per USD a marzo, raggiungendo il massimo degli ultimi quattro mesi, spinto soprattutto da un delta tasso elevato e dall’approccio pragmatico e dalla capacità di negoziare del governo messicano. Con i tassi al 9,50%, la valuta beneficia di un interessante carry trade in mezzo all’allentamento delle aspettative sui tassi statunitensi. A gennaio, il surplus commerciale del paese si è ampliato a 2,7 miliardi di dollari, sostenuto da un aumento del 15,2% anno su anno nelle esportazioni automobilistiche. Inoltre, l’approccio incentrato sulla negoziazione, da parte del governo, rispetto alle controversie tariffarie, ha garantito concessioni favorevoli e misure reciproche minime in settori chiave come l’auto e l’elettronica. I dati più bassi sull’inflazione statunitense hanno stimolato le speculazioni sui prossimi tagli dei tassi della Fed. Tornando alle majors, attenzione al possibile ritorno del dollaro contro euro e sterlina soprattutto.

Fiducia dei consumatori

Il sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan per gli Stati Uniti è crollato a 57,9 a marzo 2025, il livello più basso da novembre 2022, da 64,7 a febbraio e ben al di sotto delle previsioni di 63,1. Il sentiment è diminuito per il terzo mese consecutivo, con molti consumatori che citano l’elevato livello di incertezza attorno alla politica e ad altri fattori economici. Mentre le attuali condizioni economiche sono rimaste pressoché invariate, le aspettative per il futuro sono peggiorate in molteplici aspetti dell’economia, tra cui finanze personali, mercati del lavoro, inflazione, condizioni aziendali e mercati azionari. Nel frattempo, le aspettative di inflazione sono aumentate, con l’indicatore per l’anno a venire salito al 4,9%, la lettura più alta da novembre 2022, dal 4,3%. Inoltre, le aspettative di inflazione per i prossimi cinque anni sono aumentate al 3,9% dal 3,5% di febbraio, il più grande aumento mese su mese visto dal 1993.

PIL UK in calo, BOE pronta a tagliare?

L’economia britannica si è contratta dello 0,1% mese su mese a gennaio 2025, dopo una crescita dello 0,4% a dicembre 2024, un dato peggiore delle aspettative, che erano per un guadagno dello 0,1%. Il maggiore contributo al ribasso è arrivato dal settore della produzione che è sceso dello 0,9%, dopo un aumento dello 0,5% nel periodo precedente. La produzione si è ridotta dell’1,1% guidata dai prodotti in metallo e dalla fabbricazione di prodotti farmaceutici di base. Anche l’attività estrattiva ha contribuito negativamente con un calo del 3,3%, in gran parte a causa di una contrazione del 3,7% nell’estrazione di petrolio greggio e gas naturale. I servizi, d’altro canto, sono cresciuti dello 0,1%, dopo un aumento dello 0,4% nel periodo precedente, guidati dai servizi amministrativi e di supporto e dal commercio all’ingrosso e al dettaglio. Considerando i tre mesi fino a gennaio, il PIL nel Regno Unito è cresciuto dello 0,2%.

Dati della settimana

È, quella entrante, la settimana della decisione della Fed sui tassi, e se sembra scontato, almeno sino ad ora, un nulla di fatto, va detto che la sorpresa potrebbe giungere dal dot plot, ovvero le previsioni dei banchieri centrali all’interno del board, sui tassi di interesse, e sulle proiezioni economiche per il prossimo futuro. Sul fronte dati, questa ottava ci porterà le vendite al dettaglio, la produzione industriale e i numeri sul mercato immobiliare, tra cui i nuovi cantieri, i permessi di costruzione e le vendite di case esistenti. A livello globale, è una settimana molto intensa, per via delle decisioni sui tassi di interesse in Giappone, Cina, Regno Unito, Brasile, Svizzera e Svezia. Attenzione all’inflazione in Canada e Giappone, mentre in Cina sono previste le pubblicazioni delle vendite al dettaglio, produzione industriale, indice dei prezzi delle case e investimenti. In Europa, da osservare la fiducia dei consumatori GfK, il sentiment economico ZEW della Germania e la fiducia dei consumatori dell’area euro, mentre in Gran Bretagna interessante il tasso di disoccupazione. Da non dimenticare, infine, il tasso di crescita del PIL della Nuova Zelanda e le vendite al dettaglio canadesi.

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