ECONOMIA – Petrolio: ridimensionamento dell’offerta dai Paesi Opec Plus.
I PREZZI DEL PETROLIO E LA STABILITÀ POLITICA
Il petrolio non ce la fa e buca gli 80 dollari, subendo pressioni ribassiste, nonostante la conferma di un razionamento dell’offerta. La fase di rallentamento dell’economia globale, soprattutto in Cina, e l’effetto dei cambiamenti climatici, che si traducono in temperature insolitamente elevate per la stagione invernale, stanno pesando più delle prospettive di un ridimensionamento dell’offerta dai Paesi Opec Plus, la formulazione allargata del cartello che include anche la Russia. I prezzi del petrolio Brent sono rimbalzati dal minimo plurimensile toccato mercoledì, coprendo poco più di 80 dollari al barile nelle prime contrattazioni del mattino.
LA GUERRA A GAZA
I prezzi del greggio hanno sofferto questa settimana, scendendo di oltre il 5% a causa delle preoccupazioni sulla domanda futura, oltre che per l’abbassamento dei rischi di approvvigionamento percepiti dalla situazione di Israele e Gaza. I dati sull’inflazione della Cina, il principale importatore di petrolio al mondo, hanno rivelato una tendenza alla disinflazione che potrebbe essere il precursore di un rallentamento dell’attività economica che potrebbe portare a una riduzione del consumo di energia. Allo stesso tempo, le scorte di greggio degli Stati Uniti stanno crescendo, raggiungendo il livello più alto da febbraio. A completare lo scenario ribassista per il greggio c’è il crescente sentimento degli operatori secondo cui è improbabile che il conflitto a Gaza si intensifichi e metta a rischio l’approvvigionamento globale di petrolio.