IMPRESA – Gli investitori che guardano all’attuale frenesia per l’Intelligenza Artificiale (IA) non possono fare a meno di sentire l’eco di quanto accaduto con la bolla delle dot-com di fine anni ’90. La narrativa che circonda l’IA — una tecnologia che promette di rivoluzionare ogni aspetto della nostra vita, dal commercio alla ricerca, proprio come fece il World Wide Web — è sorprendentemente simile a quella che guidò i mercati fino al crollo del marzo 2000. All’epoca, si credeva che il potenziale di internet fosse illimitato, e chi non investiva subito era “tagliato fuori”. Questa convinzione portò le valutazioni azionarie a livelli insostenibili. L’esempio di Cisco, che era l’azienda di maggior valore al mondo nel 2000 e oggi vale solo la metà, serve da crudo monito. Nonostante la previsione sulla trasformazione portata da internet si sia avverata (su scala persino maggiore), la maggior parte degli investitori che puntarono sui titoli tecnologici leader del tempo (come Cisco, Intel, Qualcomm e IBM) furono profondamente delusi; a distanza di un quarto di secolo, solo Microsoft e Oracle hanno superato l’S&P 500. La lezione è chiara: la validità della tecnologia non garantisce il successo a lungo termine dei titoli che per primi ne beneficiano. L’attuale sovraccarico del settore IT nell’S&P 500 (oltre il 33% dell’indice) e l’ascesa vertiginosa di aziende come Nvidia, che da sola pesa l’8% dell’indice con una capitalizzazione decuplicata in tre anni, fanno suonare un campanello d’allarme simile a quello di venticinque anni fa. La cautela è fondamentale, poiché le bolle scoppiano non perché la tecnologia sia un inganno, ma perché le aspettative di crescita sono “irrealisticamente ottimistiche” e il rischio di concorrenza viene sottovalutato.
La preoccupazione principale per molti analisti sui titoli IA
Oggi, l’S&P 500 è scambiato a circa 30 volte gli utili, con il Nasdaq 100 a 33, ben oltre la media storica. I titoli tecnologici che trainano il mercato trattano a 41 volte gli utili e quasi 10 volte le vendite. Per fare un paragone, al picco della bolla, l’S&P 500 raggiunse un multiplo di 34, mentre il Nasdaq 100 superò 70. Sebbene i mercati nel complesso non abbiano ancora raggiunto quei picchi, le valutazioni di alcune aziende IA sono particolarmente sconcertanti. Nvidia, il produttore di semiconduttori al centro del boom, scambia a un multiplo di 57 e ben 29 volte i suoi ricavi annuali. Broadcom, un altro produttore di chip, è valutato a 110 volte gli utili dopo un balzo di oltre il 400% dal 2023. Per le società più piccole, le cifre sono ancora più estreme: Palantir Technologies, con ricavi in crescita del 39%, ha visto le sue azioni esplodere del 2.400% e scambia a una capitalizzazione superiore a 100 volte il fatturato. Anche Advanced Micro Devices (AMD) ha un P/E di 97. Questi multipli suggeriscono che il mercato ha già scontato anni di crescita straordinaria e senza ostacoli, lasciando pochissimo margine di errore o di delusione. La distinzione tra la qualità delle aziende (che spesso è alta) e la ragionevolezza del prezzo del titolo è il nodo cruciale di questa potenziale bolla.