RUSSIA – Il settore taxi russo sta affrontando una profonda crisi segnata da un drastico aumento dei prezzi e una crescente influenza statale, che spinge verso un monopolio. Le tariffe sono già aumentate del 22% nel 2025 e si prevede un ulteriore rincaro del 40-60% a marzo 2026 a causa delle nuove regole di localizzazione. Parallelamente, la crisi è acuita dall’esclusione dei lavoratori stranieri: oltre 30 regioni russe hanno vietato agli immigrati di guidare taxi, eliminando gran parte della forza lavoro e causando la chiusura di molte compagnie. Questa carenza di autisti e la riduzione della concorrenza hanno portato a lunghi tempi di attesa e costi insostenibili per i residenti di città come Mosca. A beneficiare di questa situazione è il principale operatore “alla Uber”, Yandex, che consolida la sua posizione dominante sul mercato russo.
Yandex emerge tra sorveglianza statale e riduzione della concorrenza
La scomparsa di servizi di lusso come Wheely – bloccato a Mosca per aver rifiutato di condividere i dati dei passeggeri (passaporti, posizioni in tempo reale) con i servizi di sicurezza russi tramite il sistema ERNIS – evidenzia la ferma determinazione del Cremlino a imporre la sorveglianza statale su ogni operatore. L’eliminazione di Wheely, che serviva l’élite alto-spendende valorizzando la privacy, sottolinea come il controllo e la raccolta capillare di dati siano prioritari rispetto alla sicurezza o alla competitività del mercato. Mentre gli operatori minori e i servizi che tutelano la privacy vengono bloccati, l’algoritmo di Yandex emerge come l’unica opzione principale, rafforzando un sistema sempre meno competitivo, più costoso e discriminatorio verso i lavoratori stranieri.