SVIZZERA – Berna ha alzato la voce a livello internazionale, formalizzando la sua obiezione alla decisione dell’Ucraina di sospendere l’applicazione della Convenzione di Ottawa, il trattato che proibisce l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento delle mine antiuomo. L’Ucraina, in guerra, aveva notificato la sospensione al Segretario generale delle Nazioni Unite, il depositario della Convenzione, ma il Consiglio federale svizzero, nella seduta del 15 ottobre 2025, ha ritenuto che tale mossa sia incompatibile con il diritto internazionale. La Convenzione del 1997, pietra miliare del Diritto Internazionale Umanitario, prevede una clausola di recesso, ma specifica che questo entra in vigore solo al termine di un conflitto armato per uno Stato impegnato in esso. La sospensione, non contemplata dal testo, minerebbe gravemente l’integritĆ del trattato e gli sforzi globali per il disarmo e il controllo degli armamenti. L’Ucraina, pur condannando l’aggressione russa, ĆØ esortata a mantenere fede agli impegni sottoscritti per proteggere i civili dalle conseguenze durature di queste armi indiscriminate.
Svizzera contro le mine antiuomo
La posizione svizzera, pur riconoscendo la difficile situazione di sicurezza dell’Ucraina, sottolinea il carattere indiscriminato e umanitario devastante delle mine antiuomo, che continuano a ferire e uccidere civili ben oltre la fine delle ostilitĆ . Coerentemente con la sua Strategia di controllo degli armamenti e di disarmo, la Svizzera non si limita alla protesta diplomatica, ma pone lo sminamento umanitario in Ucraina come prioritĆ d’azione. A riprova di questo impegno concreto, nel settembre 2023, Berna ha approvato un finanziamento significativo di 100 milioni di franchi svizzeri per il periodo 2024-2027. Questi fondi, equamente ripartiti tra il Dipartimento della difesa e il Dipartimento degli affari esteri, sono destinati specificamente alla bonifica di aree civili e agricole, dimostrando che l’aiuto alla difesa non deve passare attraverso la deroga alle norme fondamentali di protezione della popolazione civile, le quali sono essenziali per la ricostruzione post-conflitto.














