ALLA FONDAZIONE BEYELER SI RESPIRA UN’ATMOSFERA INTERNAZIONALE CON I 250 CAPOLAVORI DELLA COLLEZIONE
ARTE – Anno dopo anno, numerose persone si recano da ogni dove a Riehen, per scoprire i capolavori di Hildy e Ernst Beyeler. Arrivano per ammirare le collezioni di opere classiche della modernità o per le sensazionali mostre. Anche l’edificio di Renzo Piano e il relativo parco meritano la visita. L’esperienza unica ha inizio non appena si arriva: il luminoso edificio dell’architetto italiano Renzo Piano con il suo incantevole parco, dove sul prato verde si stagliano al cielo alberi e statue, diffonde un’atmosfera di profonda tranquillità. Chi vuole soffermarsi più a lungo all’interno può prendere posto nel ristorante Villa Berower. Anche nell’edificio che ospita la Fondazione Beyeler si respira un’atmosfera rilassata: i 250 capolavori della collezione di Hildy e Ernst Beyeler trovano ampio spazio nelle sale luminose. Una parte del piano terra è riservata a eccezionali mostre temporanee, come ad esempio quelle su Marlene Dumas, Gerhard Richter o Ferdinand Hodler.
ECCO MATISSE
La Fondation Beyeler presenta la prima retrospettiva dedicata a Henri Matisse in Svizzera e nel mondo di lingua tedesca dopo quasi due decenni. Matisse (1869–1954) è uno degli artisti più importanti dell’arte moderna. Il suo lavoro fondamentale ha influenzato profondamente generazioni di artisti, dai suoi contemporanei ai giorni nostri. Liberando il colore dallo schema e semplificando le forme, rivoluzionò la pittura, apportando all’arte una leggerezza senza precedenti. La mostra riunisce più di 70 importanti opere provenienti da prestigiosi musei europei e americani, nonché da collezioni private, evidenziando l’evoluzione e la diversità del lavoro pionieristico dell’artista. L’esposizione inizia con le prime opere realizzate intorno al 1900, passando per le tele rivoluzionarie del Fauvismo e le opere sperimentali degli anni Dieci, i dipinti sensuali del periodo nizzardo e degli anni Trenta, per culminare infine nelle leggendarie gouaches ritagliate della fine opere degli anni Quaranta e Cinquanta. La mostra prende spunto dalla celebre poesia “L’invito al viaggio” di Charles Baudelaire.