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Argentina: il bilancio del piano del presidente Milei

ARGENTINA – A dodici mesi dall’avvio del cosiddetto Piano Milei, l’economia argentina mostra risultati macroeconomici che, pur tra luci e ombre, confermano la tenuta dei due pilastri su cui si fondava l’intervento: un rigoroso aggiustamento fiscale per contenere la domanda e un programma di liberalizzazioni per sbloccare l’offerta. La grande vittoria del governo è senza dubbio il controllo dell’inflazione. Dopo il picco esplosivo post-elettorale, i tassi mensili si sono stabilizzati tra l’1,5 e il 2,1 per cento, portando l’inflazione annua a settembre 2025 al 31,8 per cento, un livello drasticamente inferiore al più del 200 per cento registrato un anno prima, e in linea con gli standard pre-Covid argentini. Questo successo, cruciale per la popolazione, ha innescato un recupero del potere d’acquisto dei salari reali, in crescita per il sedicesimo degli ultimi diciassette mesi, beneficiando in particolare il vasto settore informale, che aveva subito le perdite più pesanti nel biennio precedente. La riduzione delle aspettative inflazionistiche (mediana Rem a 12 mesi al 21,9 per cento) testimonia la credibilità guadagnata dal piano, nonostante le forti tensioni sociali e la fragilità strutturale che avevano accompagnato la sua implementazione iniziale.

La sfida più grande per il governo Milei resta la capacità di risanare

Nonostante l’importante risultato sul fronte inflazionistico e il calo della povertà ai livelli più bassi dal 2018, il piano Milei si trova ora a confrontarsi con problematiche strutturali persistenti che frenano il pieno rilancio dell’economia. Permangono sfide significative relative al tasso di cambio, alle riserve valutarie e, soprattutto, alla crescita economica, che stenta a decollare. Il mercato del lavoro, pur mostrando un tasso di disoccupazione in leggero calo al 7,6 per cento nel secondo trimestre 2025, è caratterizzato da un aumento dell’informalità. Sebbene l’informalità abbia contribuito a contenere il tasso di disoccupazione, ciò è avvenuto a scapito della qualità del lavoro e della stabilità. La sfida più grande per il governo Milei resta la capacità di risanare e riformare un sistema economico cronicamente fragile e ingessato, che impedisce al paese di liberare il suo vasto potenziale produttivo e di incanalarsi su un sentiero di stabilità e sviluppo duraturo, oltre l’emergenza inflazionistica.

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