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GUERRA = BUSINESS

Ebbene si, molte aziende e Paesi hanno e stanno guadagnando dalla guerra in Ucraina, ma questo non ci fa stupire. Grazie all’aumento dei prezzi causato dalla guerra, e conseguente crisi energetica, i 28 principali produttori mondiali di gas e petrolio hanno ricavato quasi 100 miliardi di dollari nel primo trimestre dell’anno. Dunque a “far festa” sono le compagnie di combustibili fossili, che stanno moltiplicando i loro ricavi. Sul tema si è esposto in prima persona il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che nel 2022 ha dichiarato: “È immorale che le compagnie petrolifere e del gas traggano profitti record da questa crisi energetica che grava sulle spalle delle persone e delle comunità più povere e che ha un costo enorme per il clima. I profitti combinati delle maggiori compagnie energetiche nel primo trimestre di quest’anno sfiorano i 100 miliardi di dollari”. Se c’è chi ci guadagna, ovviamente, c’è anche chi va a perdere. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha ancora una volta sottolineato come la guerra stia avendo un impatto enorme e multidimensionale ben oltre l’Ucraina, attraverso una triplice crisi di accesso a cibo, energia e finanza: “Ovunque i bilanci familiari risentono del rincaro dei generi alimentari, dei trasporti e dell’energia, alimentato dal collasso climatico e dalla guerra”.

Ma oltre alle compagnie, la guerra ucraina sta generando introiti anche a determinati Paesi. Gli Stati Uniti rientrano a pieno titolo tra i vincitori economici del conflitto, comunque vada a finire: l’industria bellica americana farà un gigantesco business, così come l’industria estrattiva di gas che rifornirà anche l’Europa dalla quale gli Usa otterranno una maggiore “dipendenza” sulle decisioni geopolitiche di Washington e un ruolo rinforzato della Nato. Il Vecchio Continente, di fatto, è uno di quelli che rimette di più e rientrerà in ogni caso tra i perdenti. Poi ci sono i Paesi Brics che producono il 25% del Pil mondiale. La Russia, che oggi soffre per sanzioni e conflitto, potrebbe rilanciarsi nel lungo periodo. Già oggi la Cina riceve nuove forniture di gas e petrolio russi a buon prezzo e l’India ottiene a prezzi di favore grosse partite di carbone e petrolio crudo russi. Assieme al Pakistan sono loro i nuovi “importatori” del petrolio lasciato dalla Ue di cui parla Mosca. La loro industria produrrà a costi più competitivi rispetto alla Ue. Da ultimo, a prescindere anche dai ricavi, quello che tutti aspettano è che a trionfare sia la pace (Centro Studi OOPS Tech).

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