STILE – Le prime espressioni monumentali dell’architettura umana, sebbene rudimentali, affondano le radici nel Neolitico. Questi monumenti, noti come megaliti dal greco grande pietra, erano composti da imponenti blocchi di pietra grezza o sbozzata. La loro realizzazione rappresentò uno sforzo collettivo straordinario per l’epoca, testimoniando l’enorme significato che tali strutture rivestivano per le comunità preistoriche. Il menhir, un monolite eretto verticalmente, rappresenta la forma più elementare di megalite. Il dolmen, invece, è un monumento megalitico più complesso, caratterizzato da due o più lastre verticali che sorreggono una lastra orizzontale di copertura, riprendendo il sistema strutturale del trilite. In questo sistema, i blocchi verticali sono definiti “piedritti” e la lastra orizzontale “architrave”, principi costruttivi che ritroviamo in tutte le architetture per la creazione di aperture come porte e finestre. Un esempio significativo di dolmen in Italia è il Dolmen di Bisceglie, in Puglia, risalente all’Età del Bronzo.
Architettura: il Marina Bay Sands
Oggi, il concetto di dolmen assume una veste sorprendentemente contemporanea e avveniristica nella baia di Singapore, dove sorge il Marina Bay Sands. Progettato dall’architetto israeliano Moshe Safdie, questo imponente complesso inaugurato nel 2010 è un omaggio audace e convincente all’architettura del passato remoto, proiettato nel futuro. Con un costo di cinque miliardi di dollari, il Marina Bay Sands è un lussuoso casinò e un centro polifunzionale che include ristoranti, teatri, un centro commerciale, una pista di pattinaggio, un museo, un centro congressi e un albergo con 2560 camere. Tre grattacieli di 55 piani, alti circa 200 metri, sono sormontati da una piattaforma sospesa a forma di nave, lo Skypark, lunga 340 metri. Qui, un giardino pensile con oltre 250 tra alberi e piante e una spettacolare piscina “a sfioro” di 150 metri, la più alta del mondo, offrono una vista mozzafiato. Questo capolavoro architettonico è la dimostrazione più bizzarra, ma allo stesso tempo più eloquente, di come il futuro più avveniristico possa connettersi intimamente con il passato più lontano, in una vorticosità storica che l’autore ha descritto come “senza tempo”.














