ECONOMIA – I fondi russi congelati in Europa, spesso assimilati al denaro del governo, nascondono una realtà più complessa. Mentre l’Unione Europea ne discute l’uso per finanziare Kiev, c’è poca chiarezza sulla loro composizione. Secondo fonti russe, circa 12 miliardi appartengono a piccoli investitori russi che non sono direttamente colpiti dalle sanzioni comunitarie. Questi risparmi, depositati tramite broker russi come l’intermediario National Settlement Depository (NSD) presso istituti come Euroclear e Clearstream, sono rimasti bloccati dopo l’interruzione dei rapporti post-sanzioni. Questa situazione, definita una “guerra sulla consapevolezza” dalla giornalista Zhanna Nemtsova, evidenzia come le politiche sanzionatorie abbiano avuto vittime collaterali tra i cittadini comuni.
I risparmi bloccati in Europa
Per questi investitori non sanzionati, riottenere i soldi investiti all’estero è diventato un calvario. La sospensione dei rapporti tra l’intermediario NSD e i depositari europei ha intrappolato i loro fondi. Nonostante non siano sotto il regime sanzionatorio, i russi devono affrontare una costosa e complessa trafila burocratica per sbloccare i propri capitali. In pochi riescono in questa impresa. Il denaro, inizialmente destinato all’acquisto di titoli stranieri attraverso i broker di Mosca, resta congelato, trasformando la speranza di diversificazione finanziaria in una frustrante battaglia legale e burocratica contro le conseguenze non intenzionali del pacchetto di sanzioni UE.














