FRANCIA – Il Governo francese guidato dal Premier François Bayrou ha scatenato una vera e propria rivolta tra i cittadini con una proposta drastica: l’abolizione di ben due feste nazionali, il lunedì di Pasquetta e la commemorazione dell’8 maggio che celebra la fine della Seconda Guerra Mondiale. Questa mossa fa parte di un ambizioso piano di bilancio volto a risparmiare 44 miliardi di euro e contribuire ad abbassare l’enorme deficit pubblico del Paese, in linea con l’obiettivo di risparmiare 4,2 miliardi di euro solo da questa misura. Tuttavia, il sentimento popolare è nettamente contrario: un sondaggio Odoxa per Le Parisien rivela che l’84 per cento dei francesi si oppone fermamente. La proposta è vista come una “tassa mascherata” e, per otto cittadini su dieci, non si percepisce alcun legame tra il lavorare di più e un risanamento del debito. La maggioranza ritiene inoltre che in Francia non ci siano troppi giorni festivi e che i lavoratori operino già abbastanza, se non “troppo”, mettendo in luce la profonda preoccupazione per l’equilibrio tra vita personale e professionale che verrebbe intaccato da questa misura.
Minaccia di blocco Nazionale
Il premier Bayrou si trova ad affrontare un rientro politico infuocato, con il suo progetto di bilancio non solo sotto l’occhio critico dell’opinione pubblica, ma anche minacciato da una possibile mozione di censura agitata sia dalla sinistra radicale che dall’estrema destra. Il piano di risparmi include altre misure impopolari, come il congelamento di pensioni e prestazioni sociali e un “anno bianco fiscale”. La tensione è palpabile e sul fronte sociale si profila la minaccia di un nuovo blocco del Paese, con appelli a scendere in piazza il 10 settembre sostenuti da Jean-Luc Mélenchon e dal suo partito La France insoumise. Nonostante la sua disponibilità a discutere sulle modalità per ottenere i risparmi – suggerendo persino la possibilità di trovare altre date per le feste da abolire – Bayrou si mantiene fermo sulla necessità di agire per uscire dalla “trappola infernale” del sovraindebitamento. Con un debito che ha raggiunto il 114 per cento del PIL e il rischio di registrare il deficit più alto dell’eurozona, la posta in gioco è alta e la sfida del Governo è di evitare lo spettro di una crisi politica simile a quella che rovesciò il predecessore Michel Barnier.