ECONOMIA – La Procura europea ha smantellato un complesso sistema di frodi che ha sottratto fondi destinati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), portando al sequestro di 486mila euro da parte della Guardia di Finanza di Venezia. L’operazione, conclusasi nei giorni scorsi, ha rivelato come due societĆ abbiano presentato documentazione falsa per ottenere illegalmente finanziamenti europei del Recovery Fund, dichiarando l’esistenza di sedi operative nel sud Italia inesistenti e progetti di transizione digitale mai avviati. L’indagine dell’Ufficio della Procura europea (EPPO) ha portato alla luce un sistema organizzato di appropriazione indebita che coinvolge complessivamente sei persone e quattro societĆ interconnesse, tutte con “forti legami” tra loro secondo quanto emerso dalle investigazioni.
Frodi al Recovery Fund
Il caso rappresenta l’ennesimo episodio di frodi ai danni dei fondi europei che colloca l’Italia al centro dell’attenzione delle autoritĆ di controllo internazionali. Dei 486mila euro sequestrati, circa 183mila euro erano giĆ stati utilizzati per riciclare denaro attraverso il pagamento di debiti verso altre societĆ dell’associazione criminale, configurando cosƬ anche il reato di riciclaggio. Questo episodio si inserisce in un quadro più ampio che vede l’Italia come principale beneficiario dei fondi UE per la ripresa ma anche come paese soggetto ai controlli più rigorosi: secondo i dati della Procura europea, su 1.371 indagini aperte nell’UE nel 2023, ben 556 riguardavano reati commessi in territorio italiano, per un valore complessivo di oltre 6 miliardi di euro, confermando la necessitĆ di intensificare i meccanismi di vigilanza sui fondi del Recovery Fund.