ECONOMIA – L’estrazione inizierà a gennaio 2026 e rappresenterà un punto di svolta storico nell’industria mineraria globale. Il Giappone si prepara a diventare il primo Paese al mondo a estrarre terre rare dai fondali marini a profondità record di 5.500 metri, una tecnologia rivoluzionaria che potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici del settore. L’operazione, diretta dall’Agenzia giapponese per la scienza e la tecnologia marina e terrestre (JAMSTEC), utilizzerà la nave Chikyu, una delle imbarcazioni più avanzate per trivellazioni in acque profonde. Il progetto si concentrerà nella zona economica esclusiva giapponese, dove i ricercatori hanno identificato depositi stimati in oltre 16 milioni di tonnellate di terre rare, equivalenti a centinaia di anni di consumo globale.
Il Giappone sfida il monopolio cinese con la tecnologia più avanzata
Una tonnellata di fango contenga circa due chilogrammi di minerali di terre rare, secondo le stime dei funzionari governativi, rendendo economicamente vantaggiosa l’estrazione nonostante le sfide tecniche. Il Giappone punta a ridurre drasticamente la propria dipendenza dalla Cina, che attualmente controlla il 98% della produzione mondiale di terre rare, elementi essenziali per superconduttori, batterie per veicoli elettrici, fibra ottica e tecnologie militari avanzate. La cooperazione con Stati Uniti, India e Australia nel quadro dell’alleanza Quad sottolinea l’importanza geopolitica dell’iniziativa. La tecnologia sviluppata per operare a 6.000 metri di profondità permetterà al Giappone di accedere al 94% dei propri fondali oceanici, aprendo prospettive inedite per l’estrazione mineraria sostenibile e l’autosufficienza nelle risorse critiche per la transizione energetica e digitale.