EUROPA –Ā La recente proposta della Commissione Europea per il Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034, un piano che si avvicina ai 2mila miliardi di euro, ha scatenato un’ondata di reazioni e polemiche tra le istituzioni e i partiti politici europei. Il piano, strutturato in “rubriche” di spesa con massimali specifici (coesione, agricoltura, competitivitĆ , Europa globale e amministrazione, con l’aggiunta di uno “strumento di flessibilitĆ ” e una “riserva per l’Ucraina”), mira a definire le prioritĆ di investimento dell’Unione per i prossimi sette anni. Tuttavia, la sua presentazione, definita da alcuni come poco trasparente, ha sollevato forti perplessitĆ , in particolare riguardo alle implicazioni per la politica di coesione. Questa politica, fondamentale per ridurre le disparitĆ economiche, sociali e territoriali tra le regioni europee, ĆØ vista da alcuni critici come a rischio di “nazionalizzazione” e “centralizzazione”, un timore che, se confermato, potrebbe minare i principi fondanti dell’Unione e la sua capacitĆ di agire in modo equo su tutto il territorio.
Le reazioni al piano di spesa dell’UE
Le voci di dissenso non si sono fatte attendere. Kata TüttÅ, presidente del Comitato europeo delle Regioni, ha apertamente definito il piano un “MOSTRO” che minaccia di “inghiottire la politica di coesione e spezzarne la spina dorsale nazionalizzandola e centralizzandola”. Una critica che sottolinea la preoccupazione per un possibile depotenziamento del ruolo delle regioni nella gestione dei fondi europei e un allontanamento dalla governance multilivello che ha caratterizzato finora l’implementazione delle politiche di coesione. Anche Nicola Zingaretti, capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, ha espresso un giudizio fortemente negativo, accusando la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen di aver redatto un bilancio “sotto dettatura della destra nazionalista”. Zingaretti lamenta la mancanza di ambizione del piano, i tagli e la riduzione degli spazi di investimento su settori cruciali come le politiche sociali e agricole. Questo dibattito promette di infiammare il Parlamento europeo, dove le forze progressiste si preparano a una “battaglia politica” per salvaguardare i principi di equitĆ e solidarietĆ europei di fronte a un QFP che, secondo i suoi detrattori, rischia di indebolire l’Unione stessa.