MILANO (ITALIA) – Le tensioni geopolitiche e la transizione energetica a livello mondiale.
di GIACOMO CALEF – NS PARTNERS
TENSIONI GEOPOLITICHE E LA TRANSIZIONE ENERGETICA
Le industrie necessarie per la transizione energetica, un trend a lungo termine che caratterizzerĆ lāeconomia mondiale, sono notevolmente influenzate dalle tensioni geopolitiche, in particolare quelle tra Stati Uniti e Cina. Negli ultimi anni, i due Paesi e i loro alleati hanno attuato una guerra di dazi e restrizioni, imposti in gran parte sui metalli necessari per la produzione di semiconduttori, veicoli elettrici, pannelli solari, turbine eoliche ed energia nucleare. Lāultima restrizione ĆØ stata imposta dal governo cinese sulle esportazioni di gallio e germanio, due materiali essenziali per le industrie dei semiconduttori, delle telecomunicazioni e dei veicoli elettrici. Dal primo agosto, gli esportatori cinesi dovranno richiedere una licenza per vendere i metalli ad aziende estere, dovendo anche comunicare al governo chi li acquisirĆ e per quale utilizzo. I metalli, di cui il Paese ĆØ il maggior produttore con il 94% dellāoutput globale, non sono particolarmente rari in natura, ma hanno un elevato costo di estrazione. Di conseguenza, il loro prezzo ĆØ al rialzo, con un rincaro del gallio del 27% solamente nella settimana dopo lāannuncio.
LE RESTRIZIONI
Le restrizioni alzeranno i costi per le aziende estere, ma potrebbero anche contenere il dominio della Cina se gli altri Paesi cercheranno luoghi di estrazione alternativi. La conseguenza più significativa sarĆ la risposta dei Paesi occidentali: gli Stati Uniti stanno considerando nuove restrizioni sulle esportazioni di chip alla Cina e lāOlanda aumenterĆ i limiti sulle esportazioni di macchine litografiche per la manifattura di chip avanzati. La decisione della Cina ĆØ una ritorsione per le restrizioni imposte precedentemente da Stati Uniti, Giappone ed Olanda. I Paesi facenti parte della guerra dei dazi giustificano le loro azioni invocando la sicurezza nazionale. Per esempio, gli Stati Uniti sostengono di voler attuare le misure per limitare lāabilitĆ della Cina di produrre tecnologie a scopo militare. Queste tensioni fanno parte di un fenomeno più vasto: la de-globalizzazione.
LA DE-GLOBALIZZAZIONE
I Paesi del mondo stanno accorciando le catene di fornitura per dipendere meno dallāestero e commerciare principalmente con i loro alleati. Il processo può portare a una riduzione dei rischi geopolitici, ma le continue restrizioni e lāaumento dei dazi sono nocivi per le aziende domestiche: aumentano i costi e riducono la disponibilitĆ dei materiali. Di conseguenza, il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ĆØ appena stata in Cina per tentare di favorire il commercio e la comunicazione tra i due Paesi, ma con difficoltĆ . Il governo cinese stenta a credere alla narrativa secondo la quale gli Stati Uniti stanno cercando di diversificare le loro catene di approvvigionamento e non di allontanarsi permanentemente dal commercio con la Cina. Senza un miglioramento del rapporto tra i due Paesi, le restrizioni continue potrebbero rallentare la transizione energetica. Tuttavia, il trend rimane attraente per gli investitori: secondo alcuni analisti, solo negli USA dovrebbe coinvolgere $3 migliaia di miliardi di capitale in 10 anni.