Cina: Produzione industriale e vendite al dettaglio in rallentamento, crescono i timori per l’economia da 19 trilioni di dollari

LUGANO - L’economia cinese mostra segnali di rallentamento, con la produzione industriale cresciuta meno del previsto e le vendite al dettaglio in calo rispetto...
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venerdì 14 Novembre 2025
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Cina: Produzione industriale e vendite al dettaglio in rallentamento, crescono i timori per l’economia da 19 trilioni di dollari

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Mercati: scenario “goldilock” di sostegno nonostante l’intensificarsi dell’incertezza politica negli USA

MERCATI: SCENARIO “GOLDILOCK” DI SOSTEGNO NONOSTANTE L’INTENSIFICARSI DELL’INCERTEZZA POLITICA NEGLI USA

di Fabrizio Quirighetti, CIO, Responsabile strategie multi-asset e a reddito fisso DECALIA.

ECONOMIA Secondo mese consecutivo di inflazione al consumo più debole del previsto, mercato del lavoro resiliente, ma in rallentamento, moderazione delle vendite al dettaglio e della produzione industriale: tutto ciò si inserisce perfettamente in uno scenario globale di soft landing. È pertanto in corso un ciclo di allentamento monetario favorevole, con la Federal Reserve prossima a tagliare i tassi, probabilmente a settembre. Sul fronte politico, le turbolenze europee sono passate in secondo piano, evitando lo scenario peggiore in Francia, mentre le imminenti elezioni presidenziali statunitensi fungono ora da incognita per i mercati. Di conseguenza, il nostro scenario macro di base rimane invariato, anche se non si può escludere del tutto il rischio di una temporanea riaccelerazione dell’inflazione (soprattutto se Trump dovesse vincere con una valanga di voti repubblicani al Congresso) e/o di una fase di debolezza economica.

I MERCATI AZIONARI

I mercati azionari globali, e in particolare quelli statunitensi, si sono nel frattempo presi una pausa, con una massiccia rotazione settoriale dalle mega-cap tecnologiche statunitensi (che hanno fornito i principali contributi alle performance da inizio anno) ai ritardatari (i restanti 493 membri dell’indice S&P 500, le small cap USA, i titoli value o alcuni mercati non statunitensi). Consideriamo una partecipazione più ampia e il relativo consolidamento del mercato come uno sviluppo salutare, che tiene anche a bada gli indicatori di sentiment e di posizionamento da livelli esuberanti ed eccessivamente tesi. La tempistica e la rapidità della rotazione del mercato hanno ovviamente sorpreso molti investitori, ma non noi. Negli ultimi mesi abbiamo ripetutamente sottolineato che gli elevati multipli degli indici azionari nascondono una realtà molto più complessa, con diversi segmenti di mercato, come le piccole e medie imprese o l’Europa, in particolare il Regno Unito, che offrono ancora valutazioni interessanti, ben al di sotto di quelle dei magnifici titani statunitensi.

I TASSI

Per quanto riguarda il reddito fisso, i tassi rimangono equamente valutati, in quanto gli investitori hanno rivalutato le loro aspettative sui tagli dei tassi in base a un percorso più realistico. Detto questo, non vediamo (ancora) opportunità di valutazione abbastanza convincenti sulla parte lunga della curva, data l’inflazione vischiosa, i tassi più alti (neutrali) a lungo termine e le preoccupazioni per la sostenibilità del debito sovrano che richiedono un premio a termine più elevato. Questi rischi sono ora ulteriormente accentuati dall’incertezza che circonda l’esito delle prossime elezioni presidenziali statunitensi. L’instabilità politica e il potenziale contagio ai titoli azionari nazionali non sono solo una prerogativa del Regno Unito (ad esempio l’”episodio Liz Truss”) o della Francia… Inoltre, facciamo ancora fatica a trovare il credito allettante agli attuali livelli di spread contratti.

IL RISCHIO

Nel complesso, rimaniamo fedeli alla nostra posizione neutrale sul rischio, senza preoccuparci troppo dell’attuale rotazione di mercato. Al contrario, vediamo questo sviluppo come una salutare “pulizia” dalla concentrazione recentemente esagerata in un numero (molto) ristretto e (estremamente) felice di titoli vincenti, aprendo la strada a una partecipazione più ampia – anche se ciò potrebbe significare guadagni dell’indice meno spettacolari (ma più equamente distribuiti). Manteniamo pertanto un posizionamento costruttivo sulle azioni, pur rilevando rischi di volatilità più elevati (disinflazione irregolare, incertezze sulla crescita economica, fattori geopolitici, entità dell’allentamento monetario… e ora la rotazione di mercato) che probabilmente favorirà un consolidamento dei prezzi, suggerendo forse rendimenti più contenuti nel breve termine.

L’ALLOCAZIONE AZIONARIA

All’interno dell’allocazione azionaria, manteniamo la nostra preferenza (strutturale) per i mercati statunitensi e lo stile growth, ma stiamo tatticamente riducendo (ulteriormente) il beta rafforzando l’esposizione equiponderata alle small e mid cap e/o all’indice S&P 500, per essere coerenti con l’imminente transizione della politica monetaria. Da un punto di vista regionale, abbiamo ridotto tatticamente l’eurozona a un leggero sottopeso per evitare potenziali danni collaterali della guerra commerciale di Trump, rafforzando/preferendo altri mercati europei come il Regno Unito e la Svizzera. Altrove, manteniamo un approccio cautamente neutrale sulle obbligazioni, con una preferenza per il credito sulla parte breve della curva rispetto al debito sovrano a lungo termine, una diversificazione nell’oro, che dovrebbe beneficiare sia dell’allentamento della Fed che dell’instabilità politica negli Stati Uniti, e una preferenza per il franco svizzero e il dollaro USA, poiché combinano diversificazione del rischio e fondamentali migliori.

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