Art. 5 NATO: il ā€œsuper potereā€ che tutti citano ma pochi hanno letto

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MONDO - Accordi in arrivo, riserve immense, e l’Europa resta a guardare. L’Algeria ha deciso di giocare la carta della seduzione energetica: shale gas,...
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SUMMIT ALASKA - Trump–Putin: Vertice in Alaska, ā€œproduttivoā€ ma senza accordo. Donald Trump ha definito ā€œestremamente produttivoā€ il suo incontro con Vladimir Putin, svoltosi...

Speciale Iran: social network e siti web popolari sotto controllo

IRAN – In Iran, l’accesso a Internet ĆØ fortemente regolamentato dal governo, con una censura che colpisce i social network e i siti web più popolari al mondo. Le autoritĆ  iraniane giustificano queste restrizioni invocando motivi di sicurezza nazionale, protezione dei valori culturali e prevenzione della diffusione di contenuti ritenuti inappropriati o pericolosi. Tra le piattaforme comunemente bloccate vi sono Facebook, Twitter, YouTube e, in alcune circostanze, anche WhatsApp e Telegram. Questi blocchi vengono applicati in modo variabile, spesso in corrispondenza di proteste politiche o tensioni interne, rendendo instabile l’accesso libero all’informazione digitale e alla comunicazione globale. Anche alcuni siti di informazione internazionale e motori di ricerca possono essere soggetti a limitazioni, complicando ulteriormente la vita digitale degli utenti iraniani.

I siti in web

Nonostante le rigide misure di censura, milioni di cittadini iraniani riescono comunque ad accedere ai contenuti bloccati grazie a VPN (Virtual Private Network), proxy e strumenti di elusione digitale. Questo fenomeno evidenzia un forte desiderio di connettersi con il mondo esterno e di usufruire delle libertĆ  digitali negate ufficialmente. L’uso diffuso di questi strumenti ha dato vita a una sorta di ā€œInternet parallelaā€ non ufficiale, dove gli iraniani possono interagire con contenuti globali, partecipare al dibattito internazionale e utilizzare i social network più influenti. Tuttavia, l’uso delle VPN non ĆØ esente da rischi: il governo ha più volte tentato di identificare e reprimere questi accessi alternativi, aumentando la tensione tra esigenze di controllo statale e diritti alla libertĆ  d’espressione.

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